Ora Mosca muove altri militari. "Rischio attacco su vasta scala"

Putin: "Accordi di Minsk nulli". Zelensky: "Rivuole l'Urss" e richiama i riservisti. La Nato allerta 100 aerei e 120 navi

Ora Mosca muove altri militari. "Rischio attacco su vasta scala"

Fateci entrare nell'Unione europea. E inviateci più armi. L'Ucraina del presidente Volodymyr Zelensky chiede a Bruxelles la promessa dell'ingresso nel blocco europeo, e all'Occidente di sostenerla di più militarmente, mentre Vladimir Putin ottiene dal Senato russo l'approvazione all'uso di militari all'estero e sfodera le sue tre condizioni a Kiev che suonano come un ultimatum: l'Ucraina deve ritirare la richiesta di adesione alla Nato, demilitarizzare e riconoscere la Crimea. Due mondi che non si parlano e non si incontrano ancora, visto che Putin non ha accettato fin qui di vedere Zelensky e chissà se Mario Draghi lo convincerà. Due universi agli antipodi, con Kiev che spinge per un'occidentalizzazione piena del Paese, per la sua europeizzazione, e Mosca ostinata a voler ricucire il cordone dell'Ucraina con madre Russia, anche a costo della guerra.

Sul terreno, lo scontro è aperto e «ci sono tutte le indicazioni di un attacco russo su vasta scala», secondo la Nato, che con gli Stati Uniti chiama «invasione», anzi «invasione di un Paese già invaso», ciò che il Cremlino derubrica come «ordine di dispiegamento di truppe di pace russe» nelle due Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, nel Donbass, scattato dopo l'atto formale di riconoscimento arrivato da Mosca. Nella regione i bombardamenti non si fermano e si combatte in queste ore un conflitto a bassa intensità tra i separatisti filorussi e le forze ucraine, pronto a degenerare in qualsiasi momento. Un convoglio militare di Mosca con oltre 100 camion carichi di soldati è stato avvistato in direzione del confine ucraino nella regione russa di Belgorod, a nord di Lugansk. Nessuno degli alleati Nato ha inviato finora truppe in Ucraina, ma Joe Biden ha autorizzato ieri un «dispiegamento aggiuntivo» di truppe Usa nel Baltico e il segretario generale dell'Alleanza Atlantica ha spiegato che 100 jet sono in allerta alta e oltre 120 navi in mare. «È il momento più pericoloso per la sicurezza europea da generazioni» dice Jens Stoltenberg, mentre il premier ungherese Viktor Orban, che ha sentito al telefono Zelensky, ha annunciato truppe al confine con l'Ucraina «per prevenire eventuali incursioni armate».

La diplomazia è al lavoro ma in piena crisi di fronte alle mosse di Putin, che invia l'esercito e decreta morti gli accordi di Minsk: «Non esistono più». Anche per questo l'ucraino Zelensky ha ricordato che quella della Russia «è una sfida al mondo senza precedenti»: «Vogliono resuscitare l'Urss». E ha annunciato al Parlamento la decisione di richiamare i riservisti «per un periodo speciale», ma per il momento ha escluso una mobilitazione generale.

I timori si addensano nell'accordo di cooperazione siglato tra Putin e i leader delle due repubbliche separatiste. L'intesa prevede il reciproco impegno a difendere i rispettivi confini, anche militarmente. Ma quali confini? Il territorio delle due regioni, nella sua divisione amministrativa, è molto più esteso della porzione controllata dalle due «repubbliche» filorusse. E i trattati ratificati - se lo chiedessero le autorità del Donbass - consentirebbero l'invio di militari russi per garantirne la sicurezza. Non a caso, Putin spiega: «Abbiamo riconosciuto tutto il Donbass». Tradotto: l'Ucraina è una forza occupante. E su sua richiesta, grazie al voto del Parlamento, annuncia che fornirà aiuti militari a Donetsk e Lugansk, se necessario, dopo aver strappato il via libera del Senato all'impiego di militari russi all'estero. Il nostro ingresso «dipenderà dalla situazione sul campo», spiega lo Zar. Putin nega «di voler ricostruire un impero», ma le sue dichiarazioni suonano come condizioni per giustificare un attacco all'Ucraina, Paese «anti-russo, con competenze nucleari e armato fino ai denti», la cui «minaccia strategica» è «inaccettabile».

Intanto Kiev medita la rottura delle relazioni diplomatiche con Mosca e incassa l'appoggio della Turchia.

Erdogan ha chiamato Zelensky ed espresso opposizione «a qualsiasi decisione che danneggi l'integrità dell'Ucraina». E il Cremlino, irritato per la decisione di Kiev di richiamare il suo incaricato d'affari a Mosca, ha avvertito l'Ucraina: la rottura delle relazioni renderebbe tutto «peggiore».

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