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Ora parte la corsa al Quirinale

Inizia ufficialmente la corsa al Quirinale: votazioni a partire dal 29 gennaio. Ecco i "papabili" che sognano il Colle

Ora parte la corsa al Quirinale

Con le dimissioni di Giorgio Napolitano, oggi si è aperta ufficialmente la corsa al Quirinale. Le votazioni partiranno il 29 gennaio.

Silvio Berlusconi ha spiegato che il nuovo capo dello Stato deve essere garante di tutti. "Da qui in avanti bisogna affrontare importanti votazioni, in attesa della nomina del nuovo capo dello Stato e noi vogliamo sperare si possa arrivare ad un Capo dello Stato che sia garante di tutti e non di una sola parte", ha detto l'ex premier concludendo l’iniziativa al Divino Amore. Che poi ha aggiunto: "La sinistra ha avuto il presidente della Repubblica, ha il presidente del Senato, della Camera, del Cdm, della Corte costituzionale. Credo sia una domanda logica, giusta e democratica quella di avere un capo di Stato che non sia un seguito di tre presidenti della Repubblica di sinistra che hanno portato questo Paese ad una situazione non democratica. Da qui a fine mese saranno giorni importanti".

Insomma, la posizione del leader di Forza Italia è chiara: "Noi insisteremo perché sia fatta l’indicazione di un nome che non sia di sinistra e che rappresenti tutti e non una sola parte. Se così sarà, saremo lieti di sostenere con i nostri voti, che si uniranno a quelli della sinistra un Capo dello Stato che risponda a questi requisiti. Siamo pronti a dare i nostri voti, se ci sarà questa garanzia".

Dal canto suo, il capo del governo ribatte: "Vorrei essere chiaro: nessuno mette veti. Non Fi, non Salvini e nemmeno il Pd. Basta con questi veti. Un atteggiamento "o così o pomì", non ha senso", ha detto il premier Matteo Renzi a Le Invasioni Barbariche su La 7. Renzi ha aggiunto: "Se Silvio Berlusconi dice no al nostro candidato per il Quirinale, ce lo eleggiamo da soli".

Ma in casa democratica c'è chi già punzecchia Matteo Renzi. "Se c’è la volontà di arrivare a una intesa con tutti, che sia con tutti, perché aspettare la quarta votazione e lasciar perdere la prima, la seconda e la terza?", afferma Pier Luigi Bersani, rispondendo a chi gli domanda se per il nuovo inquilino del Colle bisognerà attendere il quarto scrutinio, quando il quorum sarà più basso.

La Lega Nord chiede di anticipare la convocazione delle Camere riunite per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. A scriverlo in una nota è il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Massimiliano Fedriga. "L’articolo 86 della Costituzione - scrive l’esponente del Carroccio - prevede la convocazione entro quindici giorni, dunque non c’è alcun termine minimo. Le regioni potrebbero designare i grandi elettori nel fine settimana e il Parlamento iniziare subito dopo le votazioni. In questo modo si eviterebbero intrecci pericolosi tra "accordi nazareni" sulle riforme e l’elezione della prima carica dello Stato. Altrimenti sarebbe palese la volontà di mercificare l’elezione del Capo dello Stato, fatto gravissimo che non garantirebbe l’imparzialità della figura".

Per quanto riguarda i "papabili", il nome più autorevole, almeno per l’incarico che attualmente ricopre, è quello di Mario Draghi (che però è stato uno dei primi a tirarsi fuori dalla corsa). Poi c’è Walter Veltroni, già vicepremier nel primo governo Prodi (quest'ultimo considerato da molti in pole position) e sindaco di Roma dal 2001 al 2008. Tra gli altri nomi circolati, c’è Paolo Gentiloni, attuale ministro degli Esteri, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, Francesco Rutelli e Massimo D’Alema.

Da ambienti del Partito Democratico, secondo quanto scrive La Stampa, filtra la prima rosa di nomi. Sono in sei: Giuliano Amato, Piero Fassino, Anna Finocchiaro, Mattarella, Padoan e Veltroni. Nella lista poi sono entrati in questi giorni altri nomi, meno propabili, ma pur sempre da tenere in considerazione. Dal ministro della difesa Roberta Pinotti, alla presidente della Camera Laura Boldrini, passando per la vice presidente della Consulta Marta Cartabria fino a Dario Franceschini e all'ex leader della Cgil, Guglielmo Epifani.

E ancora: ci sono poi i cattolici: Castagnetti e Casini e anche gli esperti di diritto come Raffaele Cantore e Sabino Cassese. Nella lizza dei nomi hanno fatto la comparsa pure Renzo Piano, Riccardo Muti e Stefano Rodotà.

La partita è aperta, i nomi ci sono, ma ancora è presto per capire chi possa prendere il posto di Giorgio Napolitano.

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