Ora Renzi perde pezzi: così il Pd svuota Italia viva

A poche ore dall'assemblea nazionale di Iv, circolano con insistenza le voci sulle defezioni di alcuni parlamentari. Mentre il Pd rafforza l'asse con Calenda

Ora Renzi perde pezzi: così il Pd svuota Italia viva

Italia viva è stata compatta, una testuggine nel pieno della tensione con Giuseppe Conte. Ci sono state forti scontri e promesse di incarico, eppure in Iv si è avvertito giusto qualche scricchiolio, subito cancellato di fronte al voto in Aula. Ma laddove ha fallito Conte, può trionfare Enrico Letta: spaccare il partito di Matteo Renzi, improvvisamente in affanno a gestire i suoi fedelissimi. I senatori Eugenio Comincini e Leonardo Grimani sono indicati a un passo dall’addio. Grimani ha puntualizzato che il suo ritorno tra i dem non è all’ordine del giorno. Ma l’eventualità non è stata tuttavia esclusa del tutto. “Probabile che ci possano essere delle fuoriuscite, specie di quei senatori dati in bilico già durante il Conte 2”, conferma un fedelissimo di Renzi in Parlamento. “Non si capisce la motivazione di queste scelte - aggiunge la fonte interna - perché siamo in una fase di rilancio. Ma ognuno è libero di fare quello che vuole”. Certo per il capogruppo al Senato del Pd, il “renziano” Andrea Marcucci, sarebbe un segnale di forza da mettere sul tavolo della riconferma dell’incarico a Palazzo Madama. Un doppio scalpo.

Gli altri possibili partenti

Alla lista dei partenti, più avanti, potrebbero aggiungersi anche un altro senatore, Mauro Marino, e il deputato, Camillo D’Alessandro. D’Alessandro, tuttavia, ha pubblicamente detto che resterà in Iv solo se proseguirà il cammino nel solco di una coalizione centrosinistra. Un altro malpancista è Marco Di Maio, che però non si è esposto in continuità con il suo approccio prudente. Gli uomini di Renzi, a Montecitorio, lo stanno marcando stretto per convincerlo ad attendere l’evoluzione degli eventi. Il problema politico all’interno di Iv è relativo alla collocazione del partito: nel corso dell’assemblea i frondisti attendono un segnale chiaro sull’intesa con il centrosinistra fin dalle prossime Amministrative. Nemmeno l'ipotesi di corse in solitaria li convince. "Faremmo la fine delle Regionali in Veneto", ragionano in Iv, ricordando il risultato di settembre, al di sotto dell'1%, della candidata renziana Daniela Sbrollini.

“Ma, salvo ravvedimenti dell'ultima ora, non ci sarà nessun ramoscello d’ulivo, attaccherà duramente il Pd”, spiega a IlGiornale.it una fonte interna. Proprio perché Renzi non vuole l’Ulivo lettiano con l’aggiunta del Movimento 5 Stelle contiano. “Teme di perdere pezzi, con una fuga di parlamentari verso il Pd”, raccontano i dem sul conto dell’ex Rottamatore. Così caricherà a testa bassa contro Letta, in particolare sul capitolo alleanze.L a strategia del senatore toscano, del resto, persegue un obiettivo preciso: mandare definitivamente in frantumi la coalizione tra dem e M5S. Un irrigidimento che può portarlo addirittura sposare alleanze di centrodestra, come ventilato a Torino.

L'offensiva del Pd contro Renzi

Insomma, a Renzi non è bastata la vittoria politica, rappresentata dalla nascita del governo Draghi: i malpancisti si stanno palesando, dopo il cambio della guardia nella leadership del Pd. All’assemblea nazionale di Iv, il leader sognava di presentarsi come il grande eroe che aveva abbattuto Conte, pronto a passare all’incasso. E invece deve fare i conti con la fronda interna. “Siamo al 2% e non abbiamo una struttura di partito. Non riusciamo ad avere un referente sui problemi concreti che ci vengono presentati dalle persone”, ammette, off the record, un renziano doc. E nemmeno sull’assemblea ci sono grosse aspettative: “Non cambierà nulla. Serve un congresso, con l’elezione di un segretario. Un profilo che possa raccogliere quello che abbiamo seminato nelle ultime settimane, portando alla nascita del governo Conte”, scandisce un deputato di Iv.

Mentre i renziani sbandano, nel Pd c’è chi parte all’attacco. “Letta si vendicherà dello stai sereno senza clamore e senza alcuna dichiarazione di guerra. Ma con il sorriso”, ironizzano, ma non tanto, fonti del Pd. La posizione ufficiale è nota: il neo-segretario dem chiede un confronto con tutti nel centrosinistra, compresi i settori moderati. “Come Pd lavoriamo al rilancio del partito, senza ripicche, sulle proposte concrete. Se poi il progetto convince gli altri parlamentari non è mica colpa nostra…”, ribadiscono a IlGiornale.it da Largo del Nazareno. Tuttavia, sulle intenzioni anti-renziane di Letta c’è un indizio rilevante: il dialogo rilanciato con Azione di Carlo Calenda. Per quanto riguarda la corsa al Campidoglio, il segretario dem ha stoppato Roberto Gualtieri, dato ormai pronto alla candidatura come sindaco di Roma, proprio per evitare un’immediata spaccatura con l’ex ministro.

E Calenda, guarda caso, è considerato il principale competitor di Italia viva nell’area moderata che si richiama al centrosinistra. “Renzi pensava di sgretolare il Pd con il governo Draghi e sta distruggendo quel che resta di Italia viva. Grazie a Letta”, gongola un esponente vicino all’ex segretario Nicola Zingaretti.

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