Roma Interessi legali triplicati. Quindi multe e cartelle pagate in ritardo più care. L'aliquota dello 0,3% portata all'0,8% è alla fine poca cosa dal punto di vista dell'esborso. Pessimo il segnale. L'avvocato Francesco Giuliani, partner dello studio legale tributario Fantozzi e Associati non è per nulla convinto dalle scelte del governo in campo fiscale e prende spunto dal decreto del 15 dicembre sulla «Modifica del saggio di interesse legale» per spiegare cosa non va.
«Niente di illegittimo», premette. «Il ministero dell'Economia ha la facoltà di modificarlo e la percentuale è legata a parametri precisi, come il rendimento medio annuo dei titoli di stato di durata inferiore a 12 mesi e il tasso di inflazione annuo».
Ma non è un automatismo. Si poteva anche decidere di non modificarlo?
«È per l'appunto una facoltà che ha il governo, non un obbligo. I messaggi che arrivano sono contraddittori. Si passa dal fisco amico e dalla diminuzione della tassazione con la flat tax a decisioni come questa di segno opposto. In un periodo di crisi anche il più piccolo segnale ha una sua importanza. In questo caso è un segnale negativo che rischia di fare da moltiplicatore al pessimismo causato dalla crisi che stiamo tutti vivendo. Impatta sulla emotività dei contribuenti. E poi, cosa più importante, è una decisione che è in contrasto con quanto detto dal governo».
Cosa avrebbe dovuto fare l'esecutivo in campo fiscale?
«C'è ad esempio la necessità di semplificare il fisco. Oggi ci rivolgiamo al commercialista 40 volte e dedichiamo al fisco 240 euro all'anno. La complessità delle norme crea evasione e persecuzione nei confronti dei contribuenti onesti. Serve la riforma della giustizia tributaria e una vera lotta all'evasione».
Cosa non va nella giustizia tributaria?
«Oggi è affidata a organi non professionali. Il giudice tributario non accede alla carica per concorso, ma viene scelto tra esperti della materia. Di solito commercialisti, ex della Guardia di finanza, a volte neolaureati. Prendono 20 euro a sentenza. Con altri professionisti dell'associazione Italia decide stiamo chiedendo una riforma della giustizia tributaria a partire dalla selezione dei giudici attraverso un concorso. Non si può avere un giudice non professionista vista la complessità della materia».
La lotta all'evasione fa parte delle promesse mancate?
«Non se ne parla. Minacciare e inasprire le sanzioni non serve a niente. La pena di morte non ha fatto calare il tasso di criminalità nei paesi dove è stata adottata. Serve collaborazione. Un rapporto tra amministrazione e contribuente minaccioso e punitivo è irragionevole e non è coerente con gli obiettivi che dovrebbe avere il governo».
La semplificazione passa anche da un codice unico?
«Serve un codice tributario unitario. Ora esiste solo come titolo di pubblicazioni che riuniscono le migliaia di norme tributarie alle quali deve sottostare il contribuente».
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