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«Ora sono serena, ma quanto fango su di me...»

Milano«Mi è stata restituita quella serenità che avevo perso, ma la mia è comunque una gioia a metà». L'ex europarlamentare Licia Ronzulli sta andando allo stadio a vedere Milan-Atalanta con il presidente Silvio Berlusconi. Per il gip non c'erano prove che avesse mentito sul caso Ruby ter, il processo nato dall'inchiesta sui presunti festini a luci rosse ad Arcore per cui il Cavaliere è stato assolto in Cassazione. La sua voce tradisce rabbia e amarezza, ben camuffata da qualche colpo di tosse: «Non riesco ad ignorare la frustrazione che provo per le bugie che hanno infangato la mia reputazione di professionista e di donna».

Cosa l'ha fatta soffrire di più?

«La gogna mediatica. Su di me si è esercitato pessimo giornalismo, anzi sciacallaggio. La notizia dell'archiviazione campeggia nelle ultime pagine, in una breve, invece tre anni fa il mio nome è stato massacrato perché faceva comodo... Certi titoli di giornale, poi... Una volta Repubblica mi ha definito “vigilessa del...”, lasciamo perdere. Sono stata istantaneamente etichettata ed apostrofata con espressioni che resteranno a fianco del mio nome per sempre. Una volta hanno persino usato una foto di me e mia figlia al Parlamento europeo. Non esiste il diritto all'oblio, anzi. È il processo mediatico che ti ammazza».

Come farà a spiegarle tutta questa brutta storia?

«Non lo so. È piccola abbastanza, per fortuna, da essere al momento ancora all'oscuro del fango che mi hanno tirato addosso. Spesso provo un senso di timido pudore quando la accompagno a scuola. Ma non ho dubbi che da grande capirà...».

Chi l'ha delusa di più?

«Chi mi conosceva veramente mi è stato vicino, soprattutto la mia famiglia. È a loro che devo la tenacia e la determinazione nel voler continuare a camminare a testa alta. Altri che io credevo amici mi hanno voltato le spalle. Ma li devo ringraziare...»

Non ho capito...

«I loro sguardi inquisitori non mi hanno ferita, ma mi hanno fortificata.

Ho provato e provo per loro compassione, sono rimaste vittime del pregiudizio perché hanno permesso a un'accusa non provata di offuscare la propria capacità di raziocinio e valutazione. Si sono schierati dalla parte della convenienza. Peggio per loro».

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