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Ora togliamo la medaglia al boia Tito

Ora togliamo la medaglia al boia Tito

Grazie presidente per le parole chiare e nette sul dramma delle foibe e dell'esodo in occasione della giornata del Ricordo. Il Giornale, con i miei articoli, talvolta non è stato tenero nei suoi confronti quando sembrava voler evitare la commemorazione del 10 febbraio sulla foiba di Basovizza, monumento nazionale che ricorda gli eccidi di Tito.

Le sue parole hanno ricucito la dolorosa ferita delle foibe e dell'esodo, tragedie che per molti decenni l'Italia repubblicana ha volutamente celato in nome del quieto vivere politico a casa nostra e degli assetti internazionali durante la guerra fredda. Lei non solo ha ammesso, la colpevole e voluta amnesia, ma finalmente ha denunciato che questa pagina tragica è stata «ignorata, rimossa o addirittura negata». Il tarlo del negazionismo si insinua ancora oggi, a sinistra o nelle sue ali più estreme. E non è un caso che pure per un altro negazionismo, ugualmente inaccettabile nei confronti dell'Olocausto, la maggioranza di chi rifiuta la realtà storica, secondo l'ultima ricerca Eurispes si annida fra chi guarda a sinistra. Lei è andato anche più in là spiegando che fu la dittatura comunista jugoslava a massacrare gli italiani in «una vera e propria pulizia etnica». Non solo: ha sottolineato che gran parte delle vittime, a cominciare dalle centinaia di migliaia di esuli, non erano criminali fascisti, ma popolazione inerme. La persecuzione degli italiani, come ha coraggiosamente ammesso, è stata «mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste». I «giustificazionisti», che fanno dipendere le foibe dalle nefandezze precedenti, a cominciare dall'Associazione nazionale partigiani, sono una maggioranza ben più ampia rispetto a chi nega gli eccidi. Un crimine non può mai giustificarne un altro, ma si somma in un museo degli orrori di un mondo dove vige la legge della giungla. E ancora peggio è l'«indifferenza», che ha sottolineato, nata dalla voluta ignoranza storica che aveva relegato le foibe fra gli scheletri nell'armadio del comunismo da dimenticare nell'oblio. Per lungo tempo il dramma delle foibe sui libri di testo nelle scuole era ridotto a una manciata di righe e catalogato come vendetta nei confronti di pochi fascisti. Dopo un discorso senza se e senza ma sulla «sciagura nazionale» delle foibe le chiedo, però, come sia possibile che il mandante, Josip Broz Tito, sia ancora insignito della più alta onorificenza del nostro paese? Proprio sul sito del Quirinale il boia degli italiani campeggia come «Cavaliere di gran croce ordine al merito della Repubblica italiana».

Caro presidente la invitiamo a sollecitare l'approvazione di un disegno di legge, che langue da tempo in Parlamento, per togliere l'onorificenza a Tito responsabile delle foibe e dell'esodo.

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