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Orban contro il governo: staccato dal popolo Di Maio s'infuria: "Eviti inutili ingerenze"

Elogi all'«amico Berlusconi»: solo lui capì che era folle bombardare la Libia

Orban contro il governo: staccato dal popolo Di Maio s'infuria: "Eviti inutili ingerenze"

«Domani qualcuno dirà che è stato un discorso fascista, qualcuno che è stato stupendo». In verità Viktor Orban poteva risparmiarsi l'ora e passa di applausi, ovazioni e deliri. Per il popolo di Atreju e di Fratelli d'Italia poteva andarsene a tre minuti dall'inizio quando ripercorse le sue origini di militante anti-sovietico ammette l'eterno stupore davanti all'amore di tanti italiani per una vecchia canzone. Si ferma, l'intona, la ritma con le mani. «Avanti ragazzi di Buda, avanti ragazzi di Pest, studenti, braccianti, operai, il sole non sorge più ad Est».

Dagli anni 60 quelle note sono state colonna sonora delle manifestazioni dell'Msi, di Alleanza Nazionale e di Fratelli d'Italia. Su quelle note, sul ricordo della rivolta di Budapest la sala si alza in piedi, esplode, canta a squarciagola, cade prigioniera della fascinazione di questo folletto dell'Est capace di rammentare il tradimento dell'identità cristiana, abilissimo nell'istigare i peggiori sensi di colpa per l'abbraccio con il multiculturalismo e il politicamente corretto. Ed è su quella parabola che lentamente, ma magistralmente il pifferaio Orban trascina il popolo di Atreju sui tracciati della lotta all'immigrazione.

«Giuseppe Conte si chiede perché non voglio aiutarvi con la redistribuzione dei migranti. Beh se pretendete che li porti nella mia Ungheria non posso aiutarvi. Ma lo faccio volentieri se mi chiedete di riportarli nei paesi d'origine e di difendere i confini d'Europa».

Poi l'affondo alla coalizione giallorossa. «Con Gentiloni in Europa ritorna la vecchia sinistra capace solo di alzar le tasse e portare migranti». Immediata la protesta del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio che, dimentico dell'anno e mezzo passato in silenzio al fianco di Salvini lo accusa di «inutili ingerenze». Ma a Orban poco importa. Nel suo schema Di Maio è oggi al fianco di una sinistra pronta ad utilizzare l'immigrazione «per snaturare, con l'aiuto di Bruxelles, la tradizione cristiana ed europea, per perseguire i suoi affari attraverso l'assistenza sociale e la complicità con i trafficanti di uomini». E non solo. «La sinistra vuole anche importare elettori, così in cambio della cittadinanza i musulmani voteranno la cancellazione della cristianità».

Orban, a differenza di Matteo Salvini, crede invece in Ursula von der Leyen la presidente della Commissione a cui riconosce lo sforzo d'introdurre un portafoglio per la difesa dello stile di vita europeo «Non può dire cristiano - spiega - perché già così la stanno massacrando, ma dobbiamo aiutarlasiamo minoranza tra le elite europee, ma maggioranza tra il popolo europeo». La sala raggelatasi al nome di Ursula von der Leyen è di nuovo in tripudio. Orban, non pago, affonda ancora, ricorda che per rispondere al regresso demografico «bisogna mettere al mondo bambini e non accogliere migranti».

La chiusura è, invece, per l' «amico Berlusconi» di cui ricorda lucidità e umanità. Torna al 2011, rievoca la riunione del Consiglio europeo in cui si decise di bombardare Gheddafi. «Siamo tra pochi intimi chiosa - e posso raccontarvelo. Berlusconi fu il solo a dire che bombardando la Libia avremmo cancellato gli accordi raggiunti per impedire ai migranti di arrivare in Europa» .

Ma più della lucidità Orban confessa di ammirarne l'umanità. «Si alzò - ricorda - e disse che a lui, da italiano, non andava di ammazzare uno con cui sei mesi prima s'era stretto la mano». Un discorso indubitabilmente «fascista». Ma qui ad Atreju, inevitabilmente stupendo.

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