Luigi Guelpa
Qualcuno l'ha ridimensionata al rango di una portavoce dell'esercito, in realtà Jihan Ahmad, la donna che ha annunciato il via dell'operazione «Angry Euphrates», e che ha chiesto ai civili di «ripulire le strade di Raqqa dall'Isis», è il comandante in capo dell'Unità curda di Protezione Popolare (Ypg). Jihan, che ha già conosciuto l'inferno dei combattimenti a Kobane, ha ufficialmente aperto il principale fronte anti-Califfato in Siria, annunciando il piano di battaglia durante una conferenza stampa a Ein Issa, 50 km a nord di Raqqa. Il comandante curdo avanzerà con il supporto di 30mila miliziani e il sostegno della coalizione internazionale anti-Stato islamico. «Non sarà facile e ci attende un duro lavoro» ammonisce il segretario alla Difesa Usa Ashton Carter, ma di fatto il primo movimento di truppe è già avvenuto sabato notte. Notizia confermata dal ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, che in un'intervista a Radio Europe 1 ha spiegato come la battaglia contro il califfato stia passando «a una fase maggiore che comprende anche Raqqa, da dove sono arrivati gli ordini e gli orientamenti che ci hanno portati al dramma e alla barbarie degli attacchi del 13 novembre 2015 a Parigi». Domenica inoltre le forze di alleanza arabo-curda, appoggiate dagli Usa, hanno conquistato sei località alla periferia settentrionale di Raqqa, e, come rivelato dal presidente turco Erdogan, messo le mani su Al Bab, centro strategico del nord della Siria in mano al Califfato. Del nuovo fronte ha parlato anche l'inviato speciale degli Usa per la lotta all'Isis Brett McGurk, che ha confermato l'avvio dell'offensiva delle forze a guida curda. Da Amman, capitale della Giordania, McGurk ha detto che «gli Stati Uniti forniscono copertura aerea all'operazione e stanno valutando la situazione congiuntamente con la Turchia». Ankara da parte sua considera «terroriste» le milizie curde dell'Ypg, che prendono parte all'offensiva.
Le forze speciali irachene stanno invece incontrando qualche difficoltà sul fronte di Mosul. I militari, con il supporto aereo Usa, combattono ormai da cinque giorni per ripulire i quartieri periferici a est di Mosul strappati all'Isis. Il tenente colonnello Muhamad al Timimi ha raccontato che il sistema di difesa messo in atto dai jihadisti, e la presenza di civili nell'area, hanno rallentato l'avanzata delle forze lealiste. L'esercito iracheno è entrato alla periferia est di Mosul martedì scorso, e venerdì ha cominciato a premere sulla città, ma finora è riuscito ad avanzare per soli 3 km. I terroristi del drappo nero reagiscono nella maniera a loro più consona, attraverso gli attentati con l'esplosivo. Tre sono stati gli attacchi rivendicati nello spazio di poche ore, con un bilancio totale di 182 vittime tra morti e feriti. Due esplosioni sono avvenute a Samarra, la città natale di Al Baghdadi, con 47 morti, e una terza deflagrazione si segnala a Tikrit (città di Saddam) con almeno 25 persone uccise.
A Samarra i jihadisti hanno messo a punto l'attacco con una ambulanza imbottita di esplosivo e lasciata in una stazione di pullman. A Tikrit la strage, perpetrata da un attentatore suicida, ha provocato anche la morte di cinque giovani studentesse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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