Organizzazioni sotto tiro: «Non limitate le nostre azioni»

Organizzazioni sotto tiro: «Non limitate le nostre azioni»

Negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare di Ong (Organizzazioni non governative) in merito a presunte collusioni con gli scafisti, mercanti di uomini. Accuse che ieri le Ong hanno rispedito al mittente, ricordando la loro «meritoria azione di supplenza» rispetto a evidente carenze governative.

Anche per questo l'Aoi (associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale) esprime «forte preoccupazione»per quanto nei media emerge degli esiti del prevertice di Parigi, che anticipa di pochi giorni il summit di Tallin, sul tema dei flussi migratori. Italia, Germania e UE hanno deciso di dare «fiducia e autonomia nel controllo dei flussi dei migranti e profughi al governo libico, che non ha rispetto alcuno dei diritti umani, con la conseguente piena e libera operatività alla sua Guardia costiera».

In questi mesi Ong e associazioni impegnate nell'asilo e accoglienza dei profughi e migranti hanno inviato appelli e proposte al governo italiano chiedendo «incontri per un confronto» e hanno sensibilizzato le reti sociali della solidarietà europea perché domandassero «un impegno dei loro Paesi a fianco dell'Italia nell'affrontare la crisi umanitaria. Ma non questo tipo di impegno, teso a erigere nuovi muri». Le Ong attive sulle navi che si trovano nel Mediterraneo «sono state oggetto di attacchi mediatici e commissioni d'inchiesta da cui è emersa chiaramente la loro missione e la loro azione trasparente e coerentemente solidale. Oggi di nuovo Italia, Francia, Germania e UE insieme hanno deciso di sposare la linea di Frontex e di individuare nel soccorso umanitario in mare delle organizzazioni sociali il problema, il mitico pull factor del fenomeno migratorio».

L'Aoi, dunque, chiede che il governo italiano incontri le rappresentanze Ong, il Tavolo Asilo e le associazioni tutte che stanno sulle navi della solidarietà nel nostro Mediterraneo per spiegare prima del vertice di Tallin quali sono le posizioni certe dell'Italia e quali le motivazioni.

E ciò perché venga data una risposta certa alle tante richieste di incontrarsi e confrontarsi: «L'Italia non si può permettere una divisione netta tra la politica e la società civile solidale e responsabile».

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