
Un Papa americano, nel senso di statunitense, per nascita di Chicago, Illinois, ma anche peruviano, per scelta, avendo chiesto ed ottenuto dieci anni fa la cittadinanza del paese andino, dove sommando i vari periodi da missionario e vescovo, prima di Chiclayo, nel nord, e poi di Callao, vicino alla capitale Lima, ha vissuto per più di vent'anni.
Un Papa di unità americana, almeno guardando le sue due nazionalità, ma anche un Pontefice poliglotta sin dalla nascita, grazie alla madre spagnola che gli parlava nella sua lingua, ed un padre francese ma con discendenza anche italiana, che comunicava con lui nelle lingue di Molière e di Dante, a detta dello scrittore e giornalista peruviano Jaime Bayly, la cui mamma conobbe il futuro pontefice quando ancora era un missionario. «Il Papa è uno di noi, un peruviano, viva il Papa chiclayano!» scandiscono oramai da due giorni i tanti fedeli riuniti in vari punti di Chiclayo, città costiera del Perù settentrionale di 600mila abitanti che però diventano quasi un milione se si considera l'hinterland, povero, dove Monsignor Prevost ha officiato come vescovo per oltre otto anni. A Chicago, la città di monsignor Paul Marcinkus che era nato nel 1922 a pochi metri dalla casa di Al Capone, Robert Francis Prevost è venuto alla luce il 14 settembre 1955 da Louis Marius Prevost, di origini francesi e italiane, e Mildred Martínez, di origini spagnole che gli hanno dato due fratelli, Louis Martín e John Joseph. Tutta la formazione scolastica del nuovo Pontefice avviene negli Stati Uniti - gli studi superiori nel seminario minore dei padri agostiniani di Chicago, il diploma in scienze matematiche e filosofia alla Villanova University di Filadelfia - dove nel 1977 entra nel noviziato di Saint Louis della provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio dell'Ordine di Sant'Agostino. Nel 1982 ottiene il Master in Teologia presso la Catholic Theological Union di Chicago ma, dopo l'ordinazione come presbitero a Roma, dal 1985 tutta la sua vita missionaria avviene in Perù. Prima come inviato nella missione agostiniana in Perù, dove fa il prete nella parrocchia della cattedrale della Sacra Famiglia di Nazareth a Chulucanas, nel nord del paese andino, poi come priore di comunità e direttore del seminario agostiniano di Trujillo dal 1988 al 1998, infine come vescovo, prima di Chiclayo e poi di Callao, sino al 2023.
Ovviamente, se negli Stati Uniti quasi nessuno lo ricorda come sacerdote, in Perù lo ricordano tutti con affetto per il «segno umano e spirituale indelebile che ha lasciato», soprattutto quando monsignor Prevost era vescovo a Chiclayo, dove ha lasciato un segno che la sua gente non ha mai dimenticato. «Veniva nel mio ristorante tutti i giorni a prendere i suoi pranzi, le sue colazioni e tutto il resto.
Siamo amici» spiega la ristoratrice Lucila Ramos, ricordandolo come «una persona semplice e affettuosa» ed aggiungendo che «beveva i suoi succhi d'arancia e un miso caldo al mattino mentre a pranzo mangiava il suo ceviche (un piatto tipico peruviano a base di pesce crudo) ma il suo piatto preferito era il 'seco de cabrito', un piatto tipico di Chiclayo» a base di capra e verdure.
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