Fabio Marchese Ragona
Uno scheletro quasi intero e altri frammenti, ritrovati in due posti diversi. E poi un dettaglio importante: i resti ossei, quelli identificabili, sono di piccola dimensione. É questo uno dei motivi che ha spinto gli investigatori italiani a riaprire il file sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana sparita nel nulla nel giugno 1983, a 15 anni. La scoperta è stata di quattro operai, tra cui una ragazza, incaricati dalla Santa Sede di effettuare dei lavori di ristrutturazione all'interno di un appartamento nel complesso di Villa Giorgina, la nunziatura apostolica in Italia. Le ossa erano sotto il pavimento del seminterrato della portineria della sede diplomatica.
Le prime analisi effettuate su alcuni dei resti umani, le ossa di un bacino, sembrano parlare chiaro: si tratta del corpo di una donna. E così, quel mistero lungo 35 anni sulla sorte di Emanuela Orlandi, è tornato all'improvviso a riaccendere la speranza dei familiari della ragazzina che oggi aspettano che quei resti parlino una volta per tutte. Dopo il ritrovamento degli operai, gli uomini della Gendarmeria Vaticana, allertati dal nunzio apostolico, monsignor Paul Tsecherrig, avevano raggiunto la sede diplomatica della Santa Sede a Roma per un primo sopralluogo. A quel punto, dopo aver informato i superiori, la decisione di coinvolgere le autorità italiane per un'analisi approfondita di quei resti. Ci vorranno almeno 10 giorni, fanno sapere dalla Procura di Roma, per stabilire il sesso, l'età, e la data della morte. Ma uno dei primi passi, per la Scientifica, è stato quello di prelevare dei frammenti per confrontarli con il Dna di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, l'altra ragazzina scomparsa sempre a Roma un mese prima della cittadina vaticana.
Nel suo caso, però, c'è anche un dettaglio che rende la faccenda ancora più inquietante: secondo gli atti dell'inchiesta del pm Capaldo sulla sua scomparsa (inchiesta archiviata poi nel 2015), Mirella il giorno della scomparsa si sarebbe nascosta in un palazzo non lontano dal complesso della Nunziatura Apostolica dove sono state ritrovate adesso quelle piccole ossa. Se da un lato si apre quindi uno spiraglio che possa far luce sul giallo di Emanuela e di Mirella, dall'altro ogni congettura verrebbe subito «smontata» dal fatto che, secondo alcune fonti vaticane, l'ambasciata vaticana sarebbe stata costruita sopra una necropoli. E quindi quelle non sarebbero le sole ossa che si potrebbero trovare scavando ancora all'interno della proprietà della Santa Sede sita in Via Po a Roma.
Nel frattempo, ieri mattina, Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, ha incontrato i pm che stanno indagando sulla vicenda. «Mi ha colpito parecchio che ci sia stato subito un abbinamento alla vicenda di Emanuela», dice Orlandi che da anni si batte per scoprire la verità sulla sorte della sorella, «non è normale però che siano state trovate delle ossa all'interno di quella sede del Vaticano», ha aggiunto.
Smentito categoricamente dalla Santa Sede invece un possibile coinvolgimento di monsignor Pietro Vergari, l'ex rettore della basilica di Sant'Apollinare e amico del boss della Magliana, Renato De Pedis, indagato nel 2012 per la scomparsa della Orlandi: «Vergari non ha mai lavorato all'interno della Nunziatura Apostolica in Italia». Il Vaticano fornirà la massima collaborazione alle autorità italiane per chiarire tutti gli aspetti della vicenda.
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