Stefano Zurlo
I tempi burocratici della giustizia. La difficoltà delle istituzioni a mettersi intorno a un tavolo. Il degrado delle famiglie. Medici, assistenti sociali, esperti ruotavano intorno a Noemi e al fidanzato ma alla fine il caso è sfuggito di mano a tutti fino al terribile epilogo e alla morte di lei. Cosi il ministro Andrea Orlando vuole vederci chiaro: «Sono emerse condotte nelle attività dei magistrati - spiega alle telecamere di Chi l'ha visto? - che possono far supporre abnormita».
Per questo gli ispettori catapultati in Puglia hanno chiesto le carte del caso alla Procura per i minori di Lecce. A maggio Noemi e la madre avevano denunciato il ragazzo: lei era stata picchiata e si capiva che lui non stava bene. Anzi, i medici conoscevano il suo disturbo della personalità, l'avevano classificato alla voce «schizoide con tendenza all'aggressività»', da gennaio gli avevano prescritto psicofarmaci. Il ragazzo era stato sottoposto ad un Tso, trattamento sanitario obbligatorio, evento rarissimo per un minore. Una situazione problematica, difficile, acuita dal retroterra familiare connotato da un forte sfilacciamento, senza considerare la guerra fra i due nuclei. Alle denunce di lei, erano seguite le controdenunce dei genitori di lui. Un clima pesantissimo. Complicato dal fatto che la relazione andava avanti, pur fra strappi, litigi e perfino premonizioni di morte. Certo, le botte ricevute dalla ragazza avrebbero dovuto mettere in allarme gli operatori della giustizia minorile. Di più ancora perchè il giovane era malato, una scheggia impazzita che si faticava ad arginare. Forse, ma solo gli atti scritti lo diranno, è mancata una sintesi fra i diversi soggetti che monitoravano la coppia, fra crisi e riappacificazioni.
Forse, si sono sottovalutate le percosse. «Sembravano solo schiaffi», replicano informalmente da Lecce. Può anche darsi che le denunce incrociate abbiano fatto rallentare gli investigatori, convinti di avere a che fare con fastidiosissime ruggini di paese. Tutto può aver contribuito a diluire la risposta della giustizia che pure aveva messo a fuoco i due adolescenti. Anche il periodo estivo può aver fatalmente spezzettato l'azione dei giudici, fra ferie di routine e inevitabili supplenze. Fonti giudiziarie spiegano al Giornale che la procura per i minorenni di Lecce non è oberata come altri uffici da un numero sterminato di pratiche e dunque puo' gestire senza particolare affanno vicende tortuose come questa sfociata in tragedia.
In ogni caso i magistrati non erano rimasti con le mani in mano e avevano infine stabilito che Noemi, che pure preoccupava moltissimo la madre Imma, fosse presa in carico dai servizi sociali. Solo che il provvedimento è arrivato troppo tardi, a disastro avvenuto. Nessuno ha fermato la deriva di lei, nessuno ha bloccato la violenza di lui.
Ed è facile pensare che anche il futuro del baby assassino possa sfuggire come sabbia fra le dita della giustizia penale. Gli avvocati giocheranno senz'altro la carta della malattia, per portare il killer fuori dalla prigione. È facile prevedere una guerra fra periti. Il ragazzo potrebbe essere dichiarato non imputabile oppure, seguendo una via di mezzo già vista tante volte, seminfermo di mente. Nel primo caso il processo finirebbe ancora prima di cominciare, nel secondo l' omicida otterrebbe un robusto sconto sulla pena, già più bassa per via della minore età.
Il giovane passera' probabilmente i prossimi anni non dietro le sbarre ma in una Rems, acronimo per residenza esecuzione misure di sicurezza. In sostanza, la struttura che ha sostituito il vecchio ospedale psichiatrico giudiziario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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