Orlando sfida il dl Sicurezza: iscritti all'anagrafe 4 migranti

Ong, il Vimimale pensa a un piano anti-ancoraggio

Orlando sfida il dl Sicurezza: iscritti all'anagrafe 4 migranti

Roma Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando sfida il governo e, di fatto, straccia il decreto Sicurezza. Orlando, ha ieri firmato i primi quattro provvedimenti per l'iscrizione all'anagrafe di stranieri, dai 26 ai 49 anni, libici e bengalesi, con permesso di soggiorno in corso per motivi umanitari e come richiedenti asilo. Un atto che nel decreto Salvini è ritenuto vietato. Si sono avviate le pratiche e, qualora gli stranieri dimostrassero di avere la dimora in città, potrebbero ottenere la residenza. Orlando, che spesso è entrato in rotta di collisione con il governo in materia di immigrazione, ha spiegato: «Firmare questi è per un sindaco che ha giurato fedeltà alla Costituzione ed allo statuto comunale un atto praticamente dovuto».

Intanto, sulla questione migranti, il Viminale fa sul serio tanto che il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha dato mandato affinché si studi una soluzione concreta che impedisca alle navi Ong di fare ciò che ha fatto di recente la Sea Watch 3, ovvero entrare in acque nazionali, ancorarsi e attendere di sbarcare i clandestini. Il decreto amministrativo, attualmente all'esame, verrebbe attuato in accordo con il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

La convenzione Onu di Montego Bay sui diritti della navigazione, agli articoli 17, 18 e 19 spiega chiaramente che qualsiasi nave, anche straniera, può transitare dalle acque nazionali, in virtù del diritto di passaggio inoffensivo. Il passaggio deve essere rapido e l'ancoraggio è consentito solo se sussistono condizioni di forza maggiore o emergenza o ancora se finalizzato a creare soccorso a persone o mezzi. In caso contrario, la nave dovrà essere scortata fuori dalle acque nazionali dai mezzi della Guardia costiera o di qualsiasi altro corpo militare o di polizia preposto a questo scopo. Il passaggio, come spiegato nella convenzione, è inoffensivo fintanto che «non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero».

Condizioni che sussistono quando l'imbarcazione è impiegata in «attività di minaccia o impiego della forza contro la sovranità, l'integrità nazionale, l'integrità territoriale o l'indipendenza politica dello Stato». Ma anche in caso di propaganda diretta «a pregiudicare la difesa o la sicurezza dello Stato costiero», oltre ovviamente a casi di violazione delle leggi «e dei regolamenti doganali, fiscali sanitari o di immigrazione vigenti in quel territorio».

Insomma, Sea Watch 3

avrebbe violato più di uno dei divieti della Convenzione. Per questo costituirebbe un pericolo per l'Italia, così come altre Ong, che con il loro comportamento metterebbero a rischio la sicurezza e la stabilità nazionale.

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