Ormai non basta più neppure l'onestà. Vogliono il puritanesimo

Il politico deve avere un low profile, altrimenti finisce nei pasticci

Ormai non basta più neppure l'onestà. Vogliono il puritanesimo
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A leggere le carte dell'inchiesta che ha coinvolto il governatore della Liguria difficilmente vi si può ravvisare un reato. Tutti i finanziamenti sono tracciabili, pubblici e, in fondo, la contemporaneità delle operazioni con contratti e appalti non violano la legge se rispondono ad un interesse pubblico o puntano a favorire investimenti. La politica, non dimentichiamolo, specie al giorno d'oggi, è soprattutto mediazione di interessi. Quello che emerge, semmai, è uno stile, un costume che potrebbe far storcere la bocca a qualche benpensante. E probabilmente se Giovanni Toti sarà costretto a dimettersi sarà soprattutto per l'andirivieni sulla passerella dello yacht Leila 2 di Aldo Spinelli, per le fotografie con Briatore e per il linguaggio, diciamo lo slang da faccendiere, trascritto nelle intercettazioni. Intercettazioni che non sarebbero dovute finire sui giornali visto che ieri (al di là delle regole infrante), dopo che erano stati volantinati nei giorni scorsi da ignoti i verbali degli interrogatori dei testimoni, la procura di Genova - paradosso dei paradossi - si è lamentata perché la memoria difensiva del governatore è stata data alla stampa.

Toti, quindi, potrebbe bruciare la sua carriera politica per dei «non reati»: se sarà rinviato a giudizio ogni assoluzione arriverà troppo tardi. Oggi, infatti, rischia di essere condannato politicamente per le apparenze, perché non ha svolto il suo ruolo con uno stile sobrio: è stato troppo esuberante. Ovviamente, non è un colpa, ma purtroppo in Italia lo è perché da noi un politico non deve essere solo onesto, deve essere puritano, non deve salire sugli yacht e deve usare un lessico felpato. In più deve aggiungere quel pizzico di ipocrisia che in certe stanze non guasta mai. Il mix caro ai «catto-comunisti».

Questa e non altra è la figura dell'uomo impegnato nella «cosa pubblica» che ha cittadinanza da noi. Il politico deve avere un low profile altrimenti finisce nei pasticci. E se non vuole attirare l'antipatia dei media deve coltivare anche un po' di finzione. Come l'ex presidente Oscar Luigi Scalfaro che nei suoi giri nei conventi piemontesi in campagna elettorale si congedava dalla madre badessa con un inchino, un movimento che provocava puntualmente la caduta di un rosario dalla tasca. Appunto, continenza e doppiezza sono virtù nella politica nostrana. Altrimenti non si spiegherebbe perché i gaudenti Bettino Craxi e Silvio Berlusconi sono stati crocifissi in vita, mentre la maggior parte dei capi democristiani e lo stesso Romano Prodi «no». Sui rampolli che hanno fatto affari e guadagnato onori all'ombra di padri Presidenti della Repubblica un po' grigi, non è mai stato scritto nulla. Francesco Cossiga, invece, che trascorse l'ultima parte del settennato sopra le righe, fu preso per pazzo e costretto alle dimissioni. Paolo Gentiloni capace di inabissarsi per mesi ha superato indenne tante sconfitte; Matteo Renzi, troppo smart, invece, sarà sempre considerato un complice di quell'assassino di bin Salman, anche se poi giornalisti di grido insospettabili celebrano in Tv il Rinascimento dell'Arabia Saudita. Da noi John Kennedy e Bill Clinton sarebbero stati colpiti dalla damnatio memoriae. La ragione è semplice: in Italia contano le apparenze, anche quelle che ti appiccicano addosso le procure con il famigerato meccanismo mediatico-giudiziario. Altrimenti non si capirebbe perchè il generale Mario Mori sia stato tirato in ballo per la quarta volta dai pm di Firenze - dopo tre assoluzioni - in un'inchiesta sulla mafia. Una perversione giudiziaria che ha fatto «incazzare» pure l'Arma dei carabinieri.

Tutto questo ha senso? Lo ripeto, «no». Anzi è profondamente iniquo perché essere condannato o azzoppato (in politica) per le apparenze è sicuramente agli antipodi di ogni idea di giustizia. Purtroppo, però, diffondere per giorni i verbali delle intercettazioni per veicolare nell'opinione pubblica un'immagine negativa dell'accusato è il sistema in voga da quarant'anni.

Un giacobinismo fuori dal tempo, parente stretto della cultura del sospetto che a quanto pare nel nostro paese non tramonta mai. Giusta o scorretta che sia è la regola: o ti adegui ad un puritanesimo più o meno ipocrita, o é meglio che non fai politica in questo mondo sbagliato.

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