Coronavirus

Orzinuovi, lacrime nel silenzio "I morti veri sono molti di più"

Il paese bresciano sta pagando un tributo altissimo "Rischiamo di farci il callo e di diventare indifferenti"

Orzinuovi, lacrime nel silenzio "I morti veri sono molti di più"

Orzinuovi (Bs) «Il momento peggiore, non lo scorderò mai, è stato quando ho sentito quella morsa alla gola e ho capito di non riuscire più a respirare. Per fortuna m'hanno subito attaccato all'ossigeno e mi son salvato, ma per migliorare mi ci son voluti più di dieci giorni. E in quei giorni ho veramente visto l'inferno. Anzi ci sono andato e tornato». Ettore Bonetti, 60 anni, è il più conosciuto macellaio di Orzinuovi. La sua bottega di macelleria e alimentari nella centralissima piazza Garibaldi, è un ritrovo obbligato per ogni carnivoro che si rispetti. Ma il negozio, uno dei pochissimi ancora funzionanti in questa cittadina di 12mila abitanti, ha riaperto solo da qualche giorno. Da quando cioè Ettore è stato dimesso dall'ospedale e sua moglie e suo figlio Mario, messo pure lui ko dal Coronavirus, hanno finito la quarantena. Per Ettore invece è tutt'altro che finita. «Fermo, non fare un passo di più - urla mentre esce nel giardino di casa e mi fa segno di non superare la cancellata che lo circonda -. Spero di non essere più contagioso, ma non ne sono sicuro. Anche ieri ho avuto una brutta crisi respiratoria. Il Covid è veramente una brutta bestia». La brutta bestia qui a Orzinuovi ha già fatto strage. Al pari di Nembro e Alzano Lombardo nella Bergamasca questa cittadina di 12mila abitanti rappresenta l'epicentro del contagio che sta falcidiando il bresciano. «Come rapporto tra popolazione e persone contagiate siamo sicuramente il comune più colpito della zona - spiega il sindaco Pietro Maffoni abbiamo 169 persone positive, 60 malati già dimessi, 55 persone in sorveglianza domiciliare e purtroppo ben 41 decessi ufficiali». Ma dietro la parola «ufficiali» si nascondono non poche ambiguità. Il sindaco di Brescia Emilio del Bono da giorni ripete che i decessi da attribuire al Coronavirus, anche se classificati come complicazioni di patologie precedenti, sono almeno il doppio. E anche Maffoni, pur non disponendo di certezze, ha la sensazione di star combattendo un nemico molto più letale di quanto non dicano i dati raccolti tra la propria cittadinanza. «Io ho perso un cognato e un amico d'infanzia. Ma se devo esser sincero non passa giorno senza che mi arrivino notizie della morte di persone care. Sono tutte persone che conoscevo molto bene e che fino a pochi giorni fa vedevo tranquillamente passeggiare per queste strade». La sensazione è condivisa anche dal dottor Carlo Maria Lombardi, cardiologo in forza agli Spedali di Brescia. «Una quarantina sostiene - sono soltanto quelli che conoscevo io, quelli che ho visto andarsene in questo ultimo mese». Una strage che si sarebbe potuta evitare se il governo avesse dato retta a Maffoni e ai sindaci della Bergamasca decisi, fin dall'inizio, a bloccare il maggior numero di attività. «Ancor prima dell'ordinanza regionale e del decreto ministeriale avevo sospeso sia il mercato settimanale, sia le manifestazioni del Carnevale. Inoltre avevo chiuso le scuole e ristretto a un solo componente del nucleo familiare il permesso di visita ai ricoverati nelle case di riposo. Ma questo era il massimo che potevo permettermi in base ai miei poteri di sindaco», ripete Maffoni allargando le braccia. Nella macelleria Bonetti, l'unico negozio ancora aperto in tutto il centro, titolari e clienti commentano sbigottiti la strage ormai quotidiana. «Non avrei mai immaginato qualcosa di così crudele e sconvolgente. Le morti si susseguono a raffica. Non faccio in tempo a realizzare la scomparsa di qualcuno che m'arriva la notizia della morte di qualcun altro. Giorni fa ne avevo contati una trentina, ma ormai non ci sto più dietro», racconta angosciata la signora Geranza Leonardi titolare di uno dei più antichi negozi di ottica di Orzinuovi. «Ormai corriamo il rischio farci il callo e diventare indifferenti... È veramente tremendo urla dalla cassa della macelleria Silvia, la moglie di Ettore -.

In futuro dovremo istituire un giorno della memoria, una giornata speciale in cui regalare il giusto omaggio ai concittadini che se ne sono andati e che non abbiamo avuto tempo e occasione di salutare».

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