Quando l'amore finisce spesso si passa alla guerra. Dispetti e cattiverie sono all'ordine del giorno quando gli ex coniugi non si lasciano di comune accordo. E non è una novità che a volte utilizzino i figli come arma di ricatto o per ferirsi a vicenda.
Ma la legge diventa sempre più severa e non conta che a sbagliare sia l'uomo o la donna: si paga e basta. Lo sa bene una mamma di Milano, che è stata costretta a risarcire l'ex marito, a cui poneva sempre davanti una serie di ostacoli ogni volta che lui doveva prendere il figlio. Il giudice l'ha ammonita, spiegando che i genitori dovrebbero impegnarsi per fare in modo che i bambini mantengano in ogni circostanza un buon rapporto con entrambi.
Invece, almeno dagli atti, la donna con una serie di scuse riusciva sempre a interrompere o rovinare il periodo che il ragazzino doveva stare con il papà. E ora questo giochetto le costerà caro. Dovrà pagare trenta euro per ogni «errore» commesso. Spesso, infatti, obbligava il figlio a passare da casa per prendere i libri di scuola e ogni cosa che gli serviva quando doveva restare a dormire dal padre. E non è solo questo. Il bambino aveva due cellulari, uno modernissimo, dove aveva tutti i numeri di telefono, quelli dei suoi affetti e dei suoi amichetti di classe. Ma lo doveva lasciare a casa. L'altro, invece, tutt'altro che tecnologico, lo poteva portare a casa del padre, ma su quello aveva solamente in memoria il numero della mamma.
Poi lei imponeva che gli abiti fossero divisi e distinti. Quelli suoi dovevano restare a casa sua. Così nei weekend di competenza paterna il bambino veniva spogliato dei vestiti e della biancheria mandata dalla donna quando arrivava il venerdì, per poi essere rivestito con gli stessi il lunedì quando era ora di tornare dalla madre.
Il tribunale ha stigmatizzato la condotta della donna «poco incline a promuovere l'autonomizzazione del bambino rispetto al legame con lei e a condividere il ruolo genitoriale con il padre». Per questo dovrà pagare anche 50 euro per tutti i casi in cui, senza un valido motivo, non ha permesso al figlio di passare la giornata col padre, nei giorni in cui secondo gli accordi avrebbe dovuto stare con lui.
La sentenza è stata accompagnata anche dall'ammonimento alla donna di cambiare il suo comportamento, perché qualora perseverasse in questa condotta, rischierebbe la modifica delle condizioni di affido del minore.
I giudici, infine, hanno chiesto a entrambi i genitori di impegnarsi per instaurare una relazione equilibrata, per permettere al figlio di passare serenamente e
senza impedimenti il tempo sia con l'uno che con l'altro genitore.Qualche tempo fa, invece, il Tribunale civile di Roma aveva condannato una donna a pagare una multa di trentamila euro perché parlava male del papà al figlio.
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