Valeria Robecco
New York Si complica ulteriormente la situazione sul fronte Russiagate per Donald Trump. La questione riguarda ora il momento in cui il presidente americano è venuto a conoscenza del fatto che l'ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, silurato il 13 febbraio a soli 24 giorni dalla nomina, aveva mentito all'Fbi. Secondo alcune fonti citate dalla Cnn, infatti, il tycoon lo avrebbe saputo già a gennaio. Quando il capo del team legale della Casa Bianca, Don McGahn, gli avrebbe rivelato - basandosi sulla conversazione con l'ex vice ministro della giustizia Sally Yates - la convinzione che il generale non avesse detto la verità al Bureau e al vice presidente Mike Pence.
La notizia solleva nuovi interrogativi su ciò che realmente Trump sapeva quando ha incontrato faccia a faccia l'ex direttore dell'Fbi James Comey, che poi ha licenziato in primavera. Occasione in cui, ha detto Comey in Congresso, lo ha esortato a lasciar cadere le indagini sull'ex consigliere definendolo «un bravo ragazzo». I democratici sono convinti che Trump potrebbe avere in questo modo ostacolato la giustizia, aprendo la strada verso l'impeachment. Il reato è lo stesso per cui vennero accusati gli ex presidenti Richard Nixon (che si dimise per evitare la messa in stato di accusa) e Bill Clinton (che fu incriminato e poi prosciolto). Peraltro già nei giorni scorsi, dopo l'ammissione di colpevolezza di Flynn, era stato sollevato un polverone quando il Commander in Chief ha scritto su Twitter di averlo cacciato perché aveva mentito al vice presidente e all'Fbi.
Il messaggio è stato preparato dal suo legale personale, John Dowd, il quale ha detto che «il presidente Usa non può essere accusato di intralcio alla giustizia perché è il capo delle forze dell'ordine sotto l'art. 2 della Costituzione, e ha tutto il diritto di esprimere il proprio parere su ogni caso». Dowd ha ammesso come Yates avesse informato il capo del team legale che «Flynn aveva dichiarato agli agenti del Bureau la stessa cosa detta agli agenti del Bureau». Tuttavia, ha poi precisato che «l'Fbi, Yates e il Dipartimento di Giustizia non hanno accusato Flynn di aver mentito, quindi il presidente non ne era a conoscenza».
Intanto, il procuratore speciale Robert Mueller sta scavando nei conti tedeschi di Trump, e avrebbe chiesto a Deutsche Bank di condividere ogni informazione relativa alle somme riconducibili al tycoon e alla sua famiglia. Per i media Usa la richiesta è stata effettuata qualche settimana fa, con l'obiettivo di conoscere l'entità delle somme depositate su quei conti e la natura delle transazioni finanziarie avvenute. Si sa infatti che la banca in passato ha prestato milioni di dollari alla Trump Organization nell'ambito di accordi nel settore del real estate.
E oggi, davanti alla commissione intelligence della Camera, comparirà nell'ambito delle indagini sul Russiagate - per cui tra maggio e settembre sono già stati spesi in totale circa sette milioni di dollari - il figlio del presidente, Donald Trump Jr.
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