Rimpiangere l'arcinemico, i conti floridi del giornale antiberlusconiano quando c'era ancora lui, averne un filo di nostalgia, scoprire nell'ex Caimano «una persona cortese, gentile, veramente squisita». Folgorato sulla via di Arcore è un insospettabile come Antonio Padellaro, ex direttore del Fatto e prima ancora dell'Unità dove, racconta lui stesso, «su Berlusconi ho scritto e sottoscritto qualsiasi cosa tranne, forse, che avesse crocifisso Gesù Cristo». Poi Berlusconi esce di scena, novembre 2011, il Nemico è sconfitto e il Fatto festeggia con 150mila copie, cifra da cui si inizia però a scendere appena si chiude la stagione eroica della resistenza al Cavaliere oscuro: «L'addio di Berlusconi comincerà anche a incidere sulle vendite - racconta Padellaro nella sua autobiografia politicamente scorretta (Il Fatto Personale, in edicola) - Se è esistita un'epopea del Fatto Quotidiano è anche grazie a lui. Quando il Caimano è in sella abbiamo dei bilanci così floridi che quasi ci si vergogna al momento di distribuire i sostanziosi dividendi. Giriamo l'Italia come rockstar. Poi cade Berlusconi e il mondo dei giornali tracolla con lui. Il nostro quotidiano continua a vendere bene, intendiamoci, ma non più come prima».
Quattro anni dopo, ancora direttore del Fatto (lascerà il timone a Travaglio nel 2015) Padellaro incontra Silvio Berlusconi, e già che c'è glielo confessa: «Devo riconoscere che in fondo lei ha fatto la fortuna dei suoi amici ma anche dei suoi nemici». Padellaro si ritrova a tu per tu con Berlusconi in modo inaspettato. È a cena, per il tramite della forzista Melania Rizzoli, con la Pascale, che vuole ringraziare il direttore del Fatto per aver evitato di pubblicare certi pettegolezzi pruriginosi legati alla saga (stracavalcata dal Fatto) delle «Olgettine». E lì ad un certo punto si materializza l'ex premier, «penso si stesse talmente rompendo le palle solo con Dudù a Palazzo Grazioli che alle 21 in punto lo vedo venirmi incontro contento come una Pasqua come fossimo vecchi amiconi», con tre cravatte di Marinella in regalo. «È veramente contento di vedermi. Inizialmente mi sembra una cosa strana ma poi rifletto: questo non è uno come noi che si offende, è come se il Padreterno tenesse la contabilità delle bestemmie a lui rivolte: ehi tu una volta mi hai dato del porco vai all'inferno». Si accomodano in salotto e Berlusconi spiega al direttore del Fatto di aver ricevuto da Gianni Letta ottime referenze su di lui e la «ottima famiglia di dirigenti dello Stato». «Con quella frase mi ha appena mandato tre messaggi. Intanto, sa tutto su di me e sulla mia storia familiare. Poi che Gianni Letta ne sa ancora di più. E, infine, che ho davanti a me una persona cortese, gentile, veramente squisita, come si diceva una volta».
Ma perché, si domanda Padellaro, non ha approfittato dell'occasione per sfoderargli di persone tutte le accuse scritte per anni? E si risponde con una frase di McLuhan: «L'indignazione morale è una tecnica utilizzata per dotare l'idiota di dignità». Un aforisma che piacerebbe molto al «Caimano».
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