Il sistema bancario italiano non è in una situazione di crisi sistemica né fonte di vulnerabilità per altri sistemi bancari». Parte da qui, con parole rassicuranti tipo uno slogan del Mulino Bianco, la difesa di Pier Carlo Padoan nei confronti dei nostri istituti, impallinati a più riprese dalla Borsa e fonte di crescente preoccupazione per risparmiatori e correntisti.
È l'informativa urgente davanti alla Camera a offrire al ministro dell'Economia l'occasione per mettere la sottolineatura su un punto: le nostre non sono banche zombie. Il cammino negli ultimi anni, ammette Padoan, è stato pieno di buche: recessione nera, l'inazione della politica nel risolvere gli strati di rigidità strutturali accumulati e una certa dose di incompetenza di parte del management bancario cui si sono anche sommati comportamenti truffaldini. E «chi ha sbagliato deve pagare». Eppure, le banche sono più che in piedi. Le forche caudine degli stress test ne hanno «confermano la resilienza», con la sola eccezione del Montepaschi. L'esame non ha però tenuto conto delle misure adottate per rimettere in carreggiata i conti, a cominciare dall'eliminazione delle scorie tossiche delle sofferenze. Padoan ha ricordato che il piano (che vede il socio Axa «d'accordo in linea di principio», ha detto Gerald Harlin, numero due della compagnia) prevede la cessione di sofferenze per 27,7 miliardi di euro al Fondo Atlante» e sarà accompagnato da un aumento di capitale, «completamente privato», fino a cinque miliardi. Nessuna similitudine con i casi di Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara, oggetto di un doloroso bail-in: la vicenda Mps «è completamente estranea a scenari di risoluzione, a interventi del fondo di risoluzione e, comunque, ad aiuti di Stato».
La via che il governo intende battere è proprio questa: sinergia tra pubblico e privato. Di qui l'invito rivolto alle casse previdenziali ad aderire ad Atlante. Invito che ha provocato un'alzata di scudi da parte di alcune categorie professionali. Padoan non ci sta: «Gli operatori sono liberi di fare le proprie scelte. Atlante è una opportunità. A ciascuno la decisione se coglierla o ignorarla».
A livello di sistema, l'elevato livello di crediti deteriorati «non è di per sè una minaccia per la stabilità finanziaria» grazie alle risorse accantonate a copertura del rischio di insolvenza dei debitori. Certo lo sforzo fatto non è ancora sufficiente. Un'ulteriore riduzione dei non performing loan (npl) è infatti una condizione essenziale «per facilitare la ripresa del credito a imprese e famiglie e ridurne il costo». Secondo Padoan, comunque, è in rallentamento il processo di deterioramento della qualità del credito: «Nel primo trimestre del 2016 - ha spiegato - il flusso di nuovi Npl per l'intero sistema bancario è sceso al 2,9%, attestandosi sui valori più bassi dal 2008». Poi vanno considerate le operazioni sul capitale effettuate negli ultimi anni che hanno ulteriormente rafforzato la base patrimoniale.
«Alla fine del 2015, in media, il capitale di migliore qualità aveva raggiunto il 12,3% degli attivi a rischio: 5,2 punti in più rispetto al 2007».Dopo la batosta di martedì, ieri a Piazza Affari i titoli bancari hanno perso in media l'1,3%. Basteranno le parole di Padoan per rassicurare i mercati?
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