Magari un giorno, a tempo debito, quando poi ci interesserà poco, saremo messi a conoscenza di retroscena e antefatti reali. Quelli che inducono chi si vuol perdere ad agire senza gli occhi dell'intelletto, come dicevano i saggi antichi.
Oppure sapremo come e perché Matteo Renzi stia costringendo uno per uno i propri ex, nonché attuali ministri, a scendere in campo quasi seguendo un rituale mistico. Sacrifici umani, paiono, di chi può non può opporre rifiuto. Prendiamo il caso del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, già dalemiano, già in rotta di collisione mille volte con l'ex premier al punto da evitare di rivolgergli la parola. Eppure al segretario del Pd viene l'idea fulminante di ergerlo a simbolo delle crisi bancarie e di esporlo pubblicamente (non si sa in virtù di quale ascendente) davanti alla platea di Siena, quella del martoriato Monte dei Paschi già forziere del Pci-Pds-Ds e, da ultimo, del Pd. «Il ministro Padoan - ha spiegato Renzi - è stato un punto di riferimento in questi anni. Con lui abbiamo affrontato la questione delle grandi crisi bancarie in una dimensione molto innovativa (magari troppo, ndr). E abbiamo salvato non le banche, ma migliaia e migliaia di correntisti, a cominciare da quelli di Siena. L'idea perciò è di rivendicare con forza che abbiamo messo in sicurezza il Paese e di farlo nella città simbolo di un grave problema bancario del passato che abbiamo risolto». Di fronte a una proposta così allettante, che cosa poteva rispondere un poveretto che tenta di resistere da mesi? «Certo che sono contento della scelta, aggiungo una cosa che forse non è nota... Siena è stata la mia prima sede universitaria, quindi ci sono particolarmente affezionato». Probabilmente molte altre sono le cose non note e speriamo di non doverle apprendere da una prossima commissione bancaria. Di sicuro, considerato che la storia di Mps da ultimo s'è tinta anche del giallo di un suicidio-omicidio mai risolto, la scelta del ministro Padoan se da un lato dovrebbe assicurargli una corsia murata per giungere al traguardo senza inciampi, dall'altro offre parecchi spunti polemici. Lo sottolinea proprio un componente della commissione bancaria, Giovanni Paglia (Leu). «Il Tesoro è il primo azionista di Mps e ne determina in modo significativo il futuro. Tutto lecito, ma è decisamente discutibile sul piano dell'opportunità e dell'etica pubblica che il Pd candidi, proprio nel territorio di una banca, proprio chi ha chiesto ai cittadini italiani miliardi per salvarla». Debito di gratitudine dei senesi che dovrebbero cullare Padoan come in un grembiule materno.
Per fortuna, nella campagna acquisti renziana, c'è anche chi possa dire di «no grazie». È il caso del virologo che ha supportato in questi mesi docilmente l'attacco del segretario pd ai «No Vax» e loro ramificazioni grilline. Si tratta di Roberto Burioni che, in un post su facebook, rivela di aver ricevuto giorni fa la proposta di candidarsi come indipendente da Matteo e, dopo averci pensato su, di aver deciso di rifiutarla. «Ma la mia battaglia contro l'oscurantismo e la superstizione che vuole farci piombare in un nuovo Medioevo continua...».
D'altronde, aggiunge Burioni, «quando parlo del vaccino contro il morbillo, sto già facendo politica». Forse ce n'eravamo già un pochino accorti. E non vorremmo che dietro il «gran rifiuto» ci sia magari la cortesia di non rubare un cadreghino sicuro a chi non potrebbe farne mai a meno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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