"L'Europa deve scegliere da che parte stare. Può accettare il fatto che il nostro deficit passi dal 2 al 2,3 per cento del Pil per far fronte all'emergenza terremoto e a quella dei migranti. Oppure scegliere la strada ungherese, quella che ai migranti oppone i muri, e che va rigettata. Ma così sarebbe l'inizio della fine". A dirlo, in una intervista a Repubblica, è il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan che nei prossimi giorni avrà un incontro decisivo con il Commissario europeo responsabile per i conti pubblici Pierre Moscovici.
"Dal 2011 in poi - aggiunge il ministro - l'Italia ha speso miliardi e miliardi per affrontare un'emergenza migranti che non era e non è un problema solo suo, ma dell'intera Unione. E nessuno ci ha finora riconosciuto questo impegno economico. Qualche mese fa alla Turchia sono stati riconosciuti dall'Europa 3 miliardi proprio per far fronte all'emergenza migranti. L'Italia ha speso più di tutti per questa emergenza e ha reso un servizio agli altri Stati, ha difeso un "bene pubblico" comune. Lo dice anche il documento appena uscito dal vertice di Bratislava, dove si parla espressamente del peso della questione migranti sui paesi meridionali dell'Europa. È un problema politico, che riguarda il futuro del continente".
Padoan ricorda poi che "le indicazioni che vengono dal G20 sono tutte indirizzate alla crescita, contro l'austerità e per contrastare le diseguaglianze. In questo senso l'Italia con questa manovra può essere un modello per l'Europa. Oggi il problema non è dire sì o no all'Europa, ma dire sì a un'Europa diversa, che non stia ferma e invece si muova".
Il ministro infine sottolinea il suo "rapporto dialettico e collaborativo" con il presidente del Consiglio Renzi e afferma che al referendum voterà "un sì convinto, perché la riforma costituzionale avrà un effetto di traino su tutte le altre riforme".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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