Cronache

Il padre della piccola: "Un incubo saperlo libero"

La famiglia della bimba non riesce a darsi pace per la scarcerazione, fondata solo su un cavillo

Il padre della piccola: "Un incubo saperlo libero"

Ragusa Che ci faceva l'indiano Ram Lubhay, 43 anni, con precedenti per droga e ricettazione, con in braccio una bimba di 5 anni non sua? È questa la domanda che si pone tutta Italia, alla quale l'indiano ha dato una sua risposta al pubblico ministero della procura di Ragusa Giulia Bisello, titolare dell'inchiesta, che lo ha interrogato per ore, ma che allo stato rimane coperta da segreto istruttorio e potrà essere rivelata solo quando sarà dato avviso di conclusione delle indagini. Se anche il tentato rapimento fosse accaduto per un lasso di tempo limitato a circa 45 secondi, come riportato sul verbale che contiene le dichiarazioni di un testimone, con l'aggiunta che l'uomo si sarebbe allontanato solo una decina di metri dalla famiglia della piccola ci si interroga ancora potrebbe mai essere concepibile nel pensiero comune che un estraneo abbia in braccio una bimba non sua?

Un reato allo stato di tentativo non consente un decreto di fermo, ma è vero anche che il magistrato avrebbe potuto applicare una misura cautelare meno restrittiva e non lo ha fatto evidentemente non ravvisandone gli estremi. Se poi qualcuno volesse anche sapere quali siano state le intenzioni dello straniero, beh troppa grazia. Restano tanti arcani in questa vicenda. La mamma della bimba non le ha di certo mandate a dire: «Questa legge mi fa vomitare. Ci è stato detto che l'indagato non ha concluso il reato. Lo dovevamo perdere di vista per poter dire che stava portando via la nostra bambina». E ribadisce la sua versione dei fatti, rivivendo la paura di vedersi portare via la piccola dallo straniero.

L'avvocato d'ufficio dell'indiano, Biagio Giudice, ha sottolineato che in sede di processo cercherà di dimostrare l'estraneità del suo assistito all'ipotesi di reato contestato, facendo emergere come sia stato interpretato erroneamente il suo comportamento. «Al di là delle polemiche politiche sull'opportunità o meno di lasciare in carcere il presunto rapitore di mia figlia dichiara il papà della piccola credo che il legislatore debba porsi il problema di rivedere il codice penale dopo quello che è successo alla mia famiglia, che adesso vive ore di ansia per quello che è accaduto, sapendo che l'uomo che ha preso tua figlia ed è scappato, ora è a piede libero». E aggiunge: «Non voglio entrare nel merito della decisione del magistrato, ma mettetevi nei panni di una famiglia che ora vive nella preoccupazione di sapere che l'uomo che ha preso in braccio e portato via tua figlia è libero e in circolazione».

Ma presto non sarà così dal momento che sarà trasferito in un centro di identificazione ed espulsione. La vicenda ha scatenato il popolo del web che non si è risparmiato in commenti sul caso, sulla giustizia italiana, sulla magistratura e sul pubblico ministero titolare dell'indagine, cosa che sarà portata al vaglio della procura di Messina. Non sono mancati nemmeno interventi politici. Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Vittoria, Giovanni Moscato: «Si tratta di un episodio grave, che ha causato grande preoccupazione per la famiglia e allarme sociale in città. Abbiamo piena fiducia nell'operato della magistratura e riteniamo che nelle more del procedimento esistono tutte le condizioni per addivenire ad un provvedimento di espulsione amministrativa. Chiediamo agli organi competenti di agire celermente in tal senso, per riportare serenità e sicurezza nel nostro territorio».

Un avvocato ragusano, Michele Savarese, parla di «inaffidabilità della magistratura» ritenendola lontana dai cittadini. «I cittadini onesti vogliono che i magistrati li tutelino dai soprusi con decisioni giuste e concrete, non interessano l'elaborazione di teorie. Quello lasciamolo fare ai professori.

I magistrati tornino tra la gente prima che sia troppo tardi».

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