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Palazzo Chigi assediato dalla rivolta dei taxi: prove di autunno caldo

Tafferugli, slogan contro Uber e fumogeni: le auto bianche in centro bloccano Roma

Palazzo Chigi assediato dalla rivolta dei taxi: prove di autunno caldo

Lo sciopero dei taxi può essere il primo embrione di una fase condita da proteste diffuse, specie da quelle dei sindacati. Le avvisaglie per poter assistere ad un aumento delle tensioni di piazza non mancano. L'autunno, il periodo che da sempre coincide con l'innalzamento dei decibel delle rimostranze politico-sociali, è lontano ma non troppo, mentre la mobilitazione dei tassisti, che si sta declinando con modalità differenti ma comunque in tutte le grandi città d'Italia, ha avuto il suo apice a Roma, con tanto di posti di blocco e presidi delle forze dell'ordine. Se la fila di autovetture parcheggiate ha costituito un'immagine plastica (la stessa scelta operata in piazza Plebiscito a Napoli due giorni fa), la manifestazione che si è dispiegata per tutta via del Corso, in prossimità dei palazzi del potere, Palazzo Chigi compreso, ha fatto parlare di sè. Non a caso c'è chi l'ha definito «assedio». Già prima, durante altre giornate complesse per gli italiani abituati a spostarsi via taxi, più di qualche lavoratore si era incatenato in piazza Colonna. Ieri però, tra lo scoppio di bombe carta, epiteti urlati e diretti a politici ed a concorrenti, petardi e tafferugli (qualcuno ha parlato pure di «violenze»), la città ha subito una sorta di stop de facto.

Poi, per i manifestanti, è sembrato aprirsi uno spiraglio:

«Hanno sospeso la commissione dove si vota il ddl Concorrenza. Alle 15,30 ci sarà un incontro dei nostri rappresentanti sindacali...», ha detto al microfono uno degli organizzatori della protesta. L'iter prevede che il voto vero e proprio avvenga in Aula la settimana che verrà. Ora il nodo riguarda il da farsi in commissione Attività produttive della Camera, dove i contrari alla liberalizzazione sperano nell'inciampo. Le forze politiche che reggono la maggioranza proveranno a trovare la quadra alla presenza del governo, con il ministro Enrico Giovannini. Per questo motivo, la normativa che riguarda i tassisti non è ancora stata esaminata.

I rappresentanti sindacali, a Roma, hanno anche incontrato i partiti che compongono l'esecutivo. La vertenza è sempre la stessa: lo stralcio dell'art.10 del Ddl Concorrenza. Le rivendicazioni degli interessati sono basate ormai anche su quanto emerso attorno all'ultima inchiesta su Uber. La stessa che è stata portata avanti pure dal The Guardian: «È evidente che se la vicenda Uber Files non ha suggerito al governo di accantonare la questione dell'articolo 10, siamo di fronte a un muro di gomma di una tale arroganza che è inevitabile lo sdegno della nostra categoria, che vuole difendere il servizio ai clienti e il lavoro. Il nostro settore è sano», ha annotato Claudio Giudici, che presiede Uritaxi.

C'è anche chi è rimasto contrariato dall'atteggiamento assunto: «L'ennesima giornata di sciopero selvaggio e di disordini nella capitale da parte di una frangia di tassisti è inaccettabile», ha tuonato Romolo Guasco, che è il vertice di Confcommercio Roma.

La capitale non è stata l'unico palcoscenico della protesta. A Milano è stata convocata un'assemblea: «Rimarremo qui fino a quando non avremo risposte dal governo», hanno detto da piazza Duca d'Aosta. Rintracciare un taxi nel capoluogo meneghino è risultata una chimera. Il governo ha provato a riformulare: contrari Fi, Lega e Pd. La protesta dei tassisti è rinnovata: oggi saranno di nuovo tra le strade della capitale.

Le prossime saranno ore spartiacque.

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