Cronache

Pamela, nigeriani scagionati: è scandalo

Due indagati sono considerati estranei al delitto. La rabbia dei familiari

Pamela, nigeriani scagionati: è scandalo

Lucky Awelima e Lucky Desmond escono di scena dal processo per l'assassinio di Pamela Mastropietro. Ieri il gip di Macerata, Giovanni Maria Manzoni, ha infatti revocato la custodia in carcere per le accuse di omicidio, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere a carico dei due nigeriani. Secondo le perizie del Ris, infatti, i due non sarebbero stati nell'appartamento di Innocent Oseghale lo scorso 30 gennaio, giorno dell'omicidio della 18enne romana. Per adesso rimangono in carcere con l'accusa di spaccio di eroina, anche se la Procura tiene a precisare che al momento «non c'è l'archiviazione delle accuse», mentre per Oseghale il tribunale di Ancona ha escluso la violenza sessuale nei confronti di Pamela, respingendo, di fatto, l'applicazione della misura cautelare anche per quel reato.

Una decisione che ha subito scatenato fortissime reazioni. «Siamo molto stupiti racconta l'avvocato Marco Valerio Verni, legale della famiglia Mastropietro e zio di Pamela -. Se dopo quattro mesi la situazione è questa c'è da preoccuparsi. Oseghale non può aver fatto tutto da solo. Sarebbe interessante sapere perché abbia tutta questa perizia nel lavorare in quel modo scabroso un corpo umano. Forse ha avuto la complicità di qualcun altro e se questo qualcun altro non sono i due indagati che usciranno dal processo allora c'è gente in giro che è potenzialmente in grado di uccidere ancora». E prosegue: «Abbiamo fiducia nell'operato della Procura, ma chiediamo al procuratore Giovanni Giorgio di proseguire le indagini affinché si cerchino gli altri responsabili dell'omicidio di mia nipote. Un delitto simile non può rimanere con una giustizia sommaria perché rischia di essere di esempio per chi potenzialmente volesse commetterne di simili». Ricorda poi che approfittarsi di Pamela, che in quel momento era sotto psicofarmaci, «era molto facile. Tutti dice ancora hanno parlato di lei come di una tossicodipendente. Era solo una ragazzina che ha avuto la sfortuna di incontrare delle bestie». Ci va giù duro anche il criminologo Alessandro Meluzzi, che si mette a disposizione della famiglia Mastropietro e che in un video spiega: «Questa vicenda getta una luce sinistra sulla stessa capacità dello Stato di proteggerci da un'aggressione, da un'invasione, da una criminalità pericolosissima di cui la vicenda di Pamela ha mostrato solo una punta d'iceberg». E si appella al ministro della Giustizia e al Csm «affinché si interessino di quanto sta accadendo a Macerata», ricordando che, evidentemente, c'è chi ha interessi a insabbiare la verità.

Non meno incisivo l'intervento di Elisabetta Aldrovandi, presidente dell'Osservatorio nazionale sostegno vittime: «La misura cautelare in carcere spiega - era assolutamente necessaria, non solo perché i due, ora detenuti per il solo spaccio di eroina, hanno ottime possibilità di essere rimessi a breve in libertà, ma soprattutto perché si tratta di un richiedente asilo (senza identità certa) e di un irregolare, entrambi conclude - senza fissa dimora, che, una volta ottenuta la scarcerazione, assai facilmente potranno letteralmente sparire nel nulla, restando di fatto impuniti anche in caso di una sentenza di condanna».

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