Panico o ripresa? Investitori scettici «L'effetto Draghi non durerà molto»

Massimo RestelliLa settimana che inizia oggi servirà a misurare, quasi fosse un termometro, quanto è alta la «febbre» sulle Borse mondiali, e in particolare in Piazza Affari dopo il tracollo della scorsa settimana. Il problema è capire, pur in listini sofferenti per l'infezione provocata dalla Cina e dalla caduta del prezzo del petrolio, se proseguirà l'effetto dell'antibiotico somministrato da Mario Draghi promettendo altri aiuti targati Bce, o se invece tornerà il panico.Nelle sale operative i pronostici si dividono tra quanti (e sono la maggioranza) restano convinti che i listini andranno in rosso e chi invece pensa prosegua il rimbalzo innescato giovedì scorso da Super Mario: domani e martedì si riunisce anche la Federal Reserve ma Janet Yellen non alzerà i tassi almeno fino a marzo.In Piazza Affari la situazione è particolarmente nervosa: domani il ministro del Tesoro, Gian Carlo Padoan, dopo aver fatto volare gli stracci con il capo della Vigilanza della Bce, Danielle Nouy, andrà infatti a Bruxelles per strappare il via libera dell'Europa almeno alla versione «superlight» della bad bank italiana: potrebbero nascere alcuni veicoli ad hoc, coperti da una garanzia statale limitata a 40 miliardi e per i soli prestiti senior. In sostanza una piccola discarica per smaltire l'ingente massa di sofferenze (200 miliardi), cioè i prestiti che la clientela non riesce più a restituire, dai bilanci delle banche e quindi far partire il consolidamento del settore. Perché sarà chiaro quanto costerà eliminare il «fardello» a ogni singola banca dopo il maxi-sconto imposto a Etruria, Marche, CariFe e CariChieti (gli analisti stimano un impatto sul settore da 35 miliardi).Giovedì il consiglio dei ministri dovrebbe inoltre varare la riforma delle Bcc, il secondo pezzo della riforma del credito voluta da Renzi dopo l'ordine impartito alle Popolari di trasformarsi in spa. L'attesa è la nascita di una holding con una capitalizzazione di 800 milioni-1 miliardo alla quale gli istituti aderirebbero in modo «volontario». Le banche ribelli uscirebbero però dal sistema delle Bcc, perdendo le riserve. È tuttavia possibile che, forse in via transitoria, sia concesso un grado di autonomia alle Bcc più virtuose.

Cambiati i connotati al credito cooperativo, lo snodo finanziario più delicato sul tavolo del governo sarà il destino del Monte Paschi, per cui nei palazzi romani si cerca da tempo in Ubi un potenziale cavaliere bianco, con il coinvolgimento di Bpm. Qualcuno però alla Bce avrebbe già storto il naso.

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