
Ha graffiato con i suoi corsivi dalle colonne del Giornale. Don Gianni Baget Bozzo è stato un editorialista formidabile, gloria di questo quotidiano; intellettuale acutissimo, scrittore, teologo, innamorato di Tommaso d'Aquino, politologo, europarlamentare e infinite altre cose che si fatica a tenere a mente.
Ora Forza Italia, che l'ha inserito nel suo pantheon con De Gasperi, Berlusconi e Craxi, oltre a molte altre figure della cultura occidentale, sta pensando di celebrarlo ad ottobre con una serie di manifestazioni a lui dedicate. Un passaggio non solo formale, perché Baget, morto nel 2009, sepolto nel piccolo cimitero di Santa Margherita Staffora e di fatto dimenticato, è invece un gigante che ha aperto la strada a Craxi e Berlusconi, identificando uno spazio civile e politico, quello del liberalismo popolare, per rompere il compromesso storico e il tentacolare asse consociativo fra Dc e Pci.
Il giovane Baget Bozzo, figlio di una ragazza madre catalana, ha un'infatuazione giovanile per Felice Balbo e l'esperienza dei cattolici comunisti. Ma nel suo cammino creativo, ricco di spunti e virate, si avvicina ad Alcide De Gasperi, senz'altro il più grande statista nell'Italia del dopoguerra. Nel 1960 c'è un episodio che lo segnerà per sempre: Genova, la sua città adottiva, si ribella perché non vuole ospitare il congresso del Msi e gli scontri divampano violentissimi. Il capoluogo ligure è del resto una delle città più a sinistra d'Italia.
Don Gianni completa la sua conversione all'anticomunismo e in un Italia sempre più malata di bipartitismo e politically correct, sbilanciata a sinistra, fa di tutto per far saltare questa prospettiva. Insomma, la sua è una visione modernissima, quasi profetica, in un tempo dominato dall'ideologia e dal connubio fra il cattolicesimo cosiddetto democratico, venato di terzomondismo, e una Dc alla perenne ricerca di un complesso equilibrio ma sempre orientata verso il mondo progressista.
Così il sacerdote, ordinato prete a 42 anni, trova un interlocutore prezioso in Bettino Craxi, che ha svecchiato un partito prima compresso nel mortale abbraccio del Pci e ha recepito la lezione del socialismo liberale dei fratelli Rosselli, mettendo Garibaldi al posto di Lenin e sostituendo la Rivoluzione d'ottobre con i Mille. Poi, chiusa traumaticamente la Prima repubblica, fatalmente Baget Bozzo si avvicina a Berlusconi che prosegue su quella strada, sempre sotto il fuoco di sbarramento della gauche più giustizialista. E compone la Carta dei valori del movimento. Ecco dunque, la profondità di un personaggio chiave, un maestro in anticipo sui tempi per le nuove generazioni e per i giovani che, come dimostra il sondaggio di Bidimedia raggiungono in FI una percentuale del 22 per cento, senza uguali nel panorama politico italiano.
Molti i modelli proposti agli juniores azzurri: da Paolo Borsellino, magistrato eroe, a Carlo Acutis, il quindicenne
milanese santificato solo pochi giorni fa Papa Leone. Ora si aspettano le iniziative e la ripubblicazione dei suoi folgoranti scritti. Capaci di creare un'alchimia unica fra verve polemica e lettura controcorrente della realtà.