L'appunto

#Paolostaisereno Prima sfuriata contro il premier

#Paolostaisereno Prima sfuriata contro il premier

#Paolostaisereno. Banale e piuttosto scontata, eppure la battuta è d'obbligo, visto che per Letta fu proprio quel «Enrico stai sereno» buttato lì quasi per caso da Matteo Renzi il viatico al suo addio a Palazzo Chigi. Le tre parole fatidiche, a dire il vero, l'ex premier non le ha ancora pronunciate riferite a Paolo Gentiloni, ma il clima che si respira in questi giorni è esattamente quello di un redde rationem ormai alle porte. E questo al di là delle pubbliche dichiarazioni e delle rassicurazioni arrivate ieri durante l'assemblea del Pd.

Insomma, che Renzi sia davvero in «fase zen» - così ha detto davanti ai delegati dem riuniti all'hotel Ergife di Roma - non ci crede nessuno. Né il diretto interessato, né Gentiloni - seduto al suo fianco - né tantomento i fedelissimi del cosiddetto «giglio magico». Anzi, è proprio uno di loro che off the record non esita a ironizzare sulla possibilità che davvero Renzi passi le sue giornate a giocare alla Playstation con i figli. «Due partite al massimo e subito si riattacca al telefono a chiamare deputati e senatori o a messaggiare giornalisti», racconta un parlamentare del Pd. Non a caso, è proprio in una di queste telefonate che Renzi ha duramente strigliato Gentiloni dopo il suo discorso programmatico alla Camera. Così, almeno, ha ripetuto proprio Renzi sia ad un deputato dem che ad uno di Ncd. Il neopremier, infatti, non avrebbe adeguatamente valorizzato i risultati raggiunti dal governo che lo ha preceduto, soprattutto sul fronte riforme. Una telefonata di fuoco, pare. Tanto che nel successivo intervento al Senato Gentiloni ha pensato bene di correggere il tiro e ci ha tenuto a dire che il suo esecutivo ha l'obiettivo di «completare le riforme iniziate dal precedente esecutivo».

Il leader del Pd, dunque, è tutto fuorché in fase zen. Anzi, è quantomai carico e pronto ad affondare il colpo. Sull'esecutivo, perché l'orizzonte resta quello del voto a giugno e Renzi farà qualunque cosa in suo potere per ottenere le urne prima dell'estate. Ma anche sulla fronda interna al partito, con l'intenzione di azzerare tutto senza fare prigionieri. Una volontà di rivincita che si ostina a negare a parole, visto che dice di non voler anticipare il congresso e di aver deciso di rinunciare al giro d'Italia in camper. Nei fatti, però, Renzi non vede l'ora di regolare i conti con quelli che definisci i «traditori» del Pd.

E potrebbe farlo presto, per esempio quando compilerà di suo pugno le liste elettorale delle prossime elezioni politiche.

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