Il papà di Microsoft ritrova la nave che trasportò l'atomica

Una missione guidata da Paul Allen identifica i resti della Uss Indianapolis, silurata dai giapponesi nel 1945

Il papà di Microsoft ritrova la nave che trasportò l'atomica

Aveva appena consegnato le componenti essenziali per l'ordigno atomico che sarebbe stato usato da lì a qualche giorno su Hiroshima, prima di essere affondata dai siluri di un sommergibile giapponese. Ma nonostante si fosse inabissata per sempre, la Uss Indianapolis aveva portato a compimento la missione che avrebbe segnato il corso della seconda guerra mondiale combattuta nel Pacifico. Per 72 anni il luogo preciso dove giaceva il relitto del glorioso incrociatore della US Navy è stato avvolto dal mistero. Fino a sabato, quando una squadra di esploratori d'eccezione, guidata dal co-fondatore di Microsoft, Paul Allen, ha identificato parti della Uss Indianapolis a 18 mila piedi (circa 5.900 metri) di profondità, nel Mare delle Filippine.

Il ritrovamento rappresenta un punto di svolta in uno dei più drammatici disastri nella storia della marina americana, con la seconda maggiore perdita di vite umane dopo l'affondamento della Uss Arizona durante l'attacco di Pearl Harbor. «Dobbiamo mostrare grande umiltà per onorare gli uomini coraggiosi della Uss Indianapolis e le loro famiglie attraverso la scoperta del relitto di una nave che ha avuto un ruolo così importante nella fine della seconda guerra mondiale», ha affermato Allen sul suo sito. «Come americani, abbiamo tutti un debito di gratitudine nei confronti dell'equipaggio per il coraggio, la determinazione e lo spirito di sacrificio mostrati di fronte a circostanze terribili», ha aggiunto.

L'incrociatore della classe Portland affondò al suo ritorno dalla missione segreta con cui il 26 luglio 1945 consegnò alla base di Tinian, a nord di Guam, le componenti per assemblare la bomba atomica che fu poi sganciata il 6 agosto su Hiroshima. Mentre era in viaggio per le Filippine, il 30 luglio, la nave venne colpita da due siluri del sottomarino giapponese I-58: prima di inabissarsi, soltanto 12 minuti dopo, l'Indianapolis riuscì ad inviare alcuni Sos nessuno dei quali, però, andò a buon fine. Dei 1.196 membri dell'equipaggio circa 300 furono trascinati sul fondo dell'Oceano, mentre tra i 900 finiti in mare soltanto 317 si salvarono, e gli altri morirono per disidratazione, annegamento o attacchi di squali nell'attesa dei soccorsi, arrivati soltanto cinque giorni dopo. Momenti drammatici rievocati nel film «Uss Indianapolis: Men of Courage», del 2016, con Nicolas Cage.

La scoperta della squadra di Allen - il cui padre ha combattuto nella seconda guerra mondiale ed è un grande appassionato di relitti - getta ora nuova luce sulla tragedia dell'Indianapolis. E anche sulla storia del suo capitano, Charlie Butler McWay III, che sopravvisse ma finì davanti alla corte marziale per non aver «zigzagato», rendendo la nave un facile bersaglio, secondo i colpevolisti. Nonostante l'ammiraglio Chester Nimitz decise di reintegrarlo, McWay si suicidò nel 1968, e solo nel 2000 il Congresso approvò una risoluzione, firmata dall'allora presidente Bill Clinton, che scagionò il capitano.

«Da più di vent'anni lavoro con i sopravvissuti - ha raccontato il capitano William Toti, diventato loro portavoce -.

Hanno atteso a lungo il giorno in cui finalmente la nave sarebbe stata trovata, risolvendo il mistero finale. E sono grati per il rispetto e la dignità di Paul Allen e della sua squadra - ha concluso - verso una delle manifestazioni più tangibili del dolore e del sacrificio dei nostri veterani della seconda guerra mondiale».

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