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Il Papa benedice cibo e sesso "Il piacere proviene da Dio"

Bergoglio ricorda che nel Vangelo non c'è posto per i nichilisti e per una "mentalità troppo zelante"

Il Papa benedice cibo e sesso "Il piacere proviene da Dio"

Il Papa non è diventato seguace di Epicuro. Non c'è da spaventarsi. Si è parlato però in questi giorni di un Bergoglio in veste quasi edonista. Tutto comincia da una lunga conversazione che è la trama dell'ultimo libro di Carlo Petrini: TerraFutura. Dialoghi con Papa Francesco sull'ecologia integrale. Si parla di etica, di filosofia, dell'umanità di domani e di come confrontarci con la natura che ci circonda. C'è un concetto che più di altri ha suscitato una certa sorpresa: il piacere non è peccato. Non è in realtà la prima volta che il Papa lo dice. Qui racconta la bontà del cibo e del sesso. «Il piacere di mangiare è lì per mantenerti in salute, proprio come il piacere sessuale c'è per rendere più bello l'amore e garantire la perpetuazione della specie». Non c'è nulla di cui vergognarsi o pentirsi. «Il piacere arriva direttamente da Dio, non è né cattolico, né cristiano, né altro, è semplicemente divino». È da tempo che la Chiesa non è più quella di Savonarola. Se poi in giro c'è chi ancora si straccia le vesti è perché ha frainteso il messaggio cristiano. «Non c'è posto per una moralità troppo zelante».

Troppo zelante. È questa forse la parola chiave su cui ragionare. Zelante evoca zeloti, il nome affiancato al fervore dei farisei al tempo di Cristo. Noi stiamo vivendo in un'epoca in cui ancora una volta due tipi umani si disprezzano a vicenda. Due tribù, due culture, due visioni della vita. Sono due minoranze, ma fanno tanto rumore.

Ci sono quelli che credono a tutto e a nulla. Sono figli di un rozzo nichilismo per cui l'unica cosa certa è che tutto ciò che li circonda è un complotto. Non si fidano di nessuno tranne di chi li rassicura dicendo che l'universo è marcio e di fronte a ogni cosa c'è sempre una verità nascosta. Non sono scettici, perché poi magari credono alle scie chimiche. Sono spaesati e disorientati, vittime della morte filosofiche di Dio. Hanno fame di assoluto. Solo che non lo trovano e sono perennemente divorati dalla rabbia.

Ci sono poi quelli che hanno sostituito Dio con la ragione. Sono ossessionati dalla perfezione. Si sono dati una missione, giudicare i vivi e i morti, come sacerdoti laici della giustizia assoluta. Non si fidano degli umani, perché sono fragili, deboli, cadono, meschini e inaffidabili. Il prossimo nasconde sempre un peccatore. L'innocente è un colpevole non ancora smascherato, di cui ancora non sono state trovate le prove del reato. Sono inquisitori e apocalittici.

Questi due archetipi li stiamo vedendo sulla scena da un po' di tempo e se la sono presa da quando il virus ha messo a nudo caratteri e personalità. Sono i protagonisti della pubblica piazza, dai social alle tv, dai bar alle accademie. È la scelta tra quelli che il virus è una bufala o un complotto e quelli che ti puntano l'indice se stai senza mascherina nel deserto. Chi sta in mezzo sembra quasi non avere voce.

Cosa c'entra il Papa che parla di cibo e sesso in tutto questo? È nella sua scelta di rispondere al nichilismo senza rispolverare il furore apocalittico o il fervore zelota. Ti parla di un Dio cristiano che, al di là della fede di ognuno, si presenta molto più umano rispetto al «Dio della ragione». Non è una cosa da poco. Non lo è dal punto di vista culturale, di visione del mondo. È una rivincita intellettuale sull'Illuminismo. Come è possibile che il Papa sia molto meno oscurantista dei pronipoti di Rousseau (e qui non ci si riferisce solo ai grillini).

Bergoglio sembra recuperare quel filone culturale che l'ateo Michel Onfray chiama cristianesimo edonista. Si riferisce al pensiero di Lorenzo Valla, Marsilio Ficino, Erasmo da Rotterdam. Sono loro che riportano Dio ad altezza d'uomo, un Dio incarnato, che non rifiuta il mondo e non lo condanna. È da loro che si arriva a Montaigne, che ti insegna a restare in equilibrio tra il nulla e il tutto.

Montaigne che a differenza di Cartesio non mette la Ragione sul piedistallo di Dio.

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