Il Papa contro gli Usa: "Superbomba madre? Mi sono vergognato"

Il Pontefice critica l'ordigno sganciato da Trump. E non risparmia Le Pen e Macron

Il Papa contro gli Usa: "Superbomba madre? Mi sono vergognato"

Ce l'ha con quell'espressione, «Moab» (letteralmente «Massive ordnance air blast bomb» ma ribattezzata informalmente «Mother of all bombs», madre di tutte le bombe). Il nome del più potente ordigno non nucleare mai progettato e sganciato per la prima volta dagli Stati Uniti poche settimane fa in Afghanistan contro l'Isis, è un esempio della «cultura della distruzione» che intende Papa Francesco. A sentire che gli americani l'hanno chiamato così, con quel «madre» che è sinonimo di vita, si è «vergognato», ha detto il Pontefice davanti ai ragazzi delle «Scuole della pace» ricevuti ieri in Vaticano. «La mamma dà vita e questa dà morte, e noi diciamo mamma a quell'apparecchio. Che cosa sta succedendo?», si è indignato Bergoglio. La condanna, certo non solo semantica, all'esplosione con cui lo scorso 13 aprile Donald Trump ha inaugurato l'era muscolare contro il Califfato, segna solo l'ennesima distanza tra Francesco e il presidente americano, emersa già in campagna elettorale. Proverà forse a ridursi nell'incontro, il primo dall'insediamento di Trump alla Casa Bianca, il 24 maggio a Roma, prima del G7 di Taormina. Nel mirino di Moab, seconda come potenza soltanto alla atomica, c'erano i tunnel sotterranei dell'Isis in Afganistan, dove il fungo nero ha provocato la morte di circa 90 miliziani islamici. Un'operazione «di successo», per The Donald. Per il Papa solo l'evidenza che «il mondo è in guerra, si bombarda e se ci sono sotto malati, bambini, non importa: va la bomba. Non so cosa è successo: si distrugge tanto». Così tanto da aver generato una cultura, «della distruzione», appunto. Il Pontefice ascolta le domande dei ragazzi, coglie spunti, risponde. E alla vigilia delle presidenziali francesi non esita nel criticare i due candidati Marine Le Pen ed Emmanuel Macron. Su cui non si esprime nel merito, ma accusa di aver dato un pessimo spettacolo nel loro ultimo e duro confronto televisivo: «Non lo dico - ha precisato - come Papa, ma come una persona che ha sentito cosa è successo in un dialogo pre elettorale: dove era il dialogo lì? Si buttavano delle pietre, non si lasciava finire all'altro, anche parole un po' forti. Ma se a un livello così alto si arriva a non dialogare la sfida del dialogo tocca a voi».

C'è lo spazio anche per un'invettiva contro il «peccato mortale» dello sfruttamento del lavoro minorile che si nutre di «bambini operai», contro il «dio denaro» e il consumismo che distrugge il «creato». Squilibri causati da un mondo «che si è sistemato in modo cattivo. Al centro oggi ci sono i soldi e gli affari».

Il traffico di esseri umani, di «gente viene pagata 2 lire per mezza giornata di lavoro» è una piaga aperte «anche qui in Europa, in Italia». Dove «si sfruttano le persone quando vengono pagate in nero, quando ti fanno il contratto di lavoro da settembre a maggio e poi due mesi senza, così non c'è continuità e poi si ricomincia a settembre».

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