Il Papa tra i migranti di Lesbo. "Stop al naufragio della civiltà"

Il Pontefice nel campo profughi: "Vergogniamoci davanti ai bambini, chiusure e nazionalismi portano a disastri"

Il Papa tra i migranti di Lesbo. "Stop al naufragio della civiltà"

L'abbraccio ai migranti di Lesbo, l'appello disperato affinché nel Mediterraneo si fermi «il naufragio di civiltà». Cinque anni dopo la sua visita nel 2016 «poco è cambiato» nell'isola dell'Egeo, nel Reception and Identification Centre, dove sono ospitati i rifugiati. Fino a qualche tempo fa era il più grande d'Europa, lo chiamavano l'inferno di Moria. Poi un incendio ha distrutto tutto.

Nel cuore del suo viaggio a Cipro e Grecia, Papa Francesco visita l'area attrezzata per l'accoglienza dei rifugiati ma soprattutto incontra loro, gli ultimi, i rifugiati. «Sono nuovamente qui per incontrarvi. Sono qui per vedere i vostri volti - esordisce Francesco - per guardarvi negli occhi. Occhi carichi di paura e di attesa, occhi che hanno visto violenza e povertà, occhi solcati da troppe lacrime». Il Pontefice cammina in mezzo ai profughi, attraversa le baracche e i container che accolgono oltre duemila rifugiati provenienti dalle zone di conflitto dell'Asia e del Medio Oriente fino a quelle dell'Africa. Ascolta attento le loro storie, lo sguardo fisso sui loro occhi. La migrazione «è un problema del mondo, una crisi umanitaria che riguarda tutti», ammonisce.

«La pandemia ci ha colpiti globalmente, ci ha fatti sentire tutti sulla stessa barca, ci ha fatto provare che cosa significa avere le stesse paure - sottolinea Francesco -. Abbiamo capito che le grandi questioni vanno affrontate insieme. Ma mentre si stanno faticosamente portando avanti le vaccinazioni a livello planetario e qualcosa, pur tra molti ritardi e incertezze, sembra muoversi nella lotta ai cambiamenti climatici, tutto sembra latitare terribilmente per quanto riguarda le migrazioni. Eppure ci sono in gioco persone, vite umane».

Da Lesbo Papa Francesco manda poi un messaggio forte all'Europa, scuotendola dall'indifferenza: «Dobbiamo amaramente ammettere che questo Paese, come altri, è ancora alle strette e che in Europa c'è chi persiste nel trattare il problema come un affare che non lo riguarda. È tragico. E quante condizioni indegne dell'uomo. Quanti hotspot dove migranti e rifugiati vivono in condizioni che sono al limite, senza intravedere soluzioni all'orizzonte. Eppure il rispetto delle persone e dei diritti umani, specialmente nel continente che non manca di promuoverli nel mondo - ammonisce il Papa - dovrebbe essere sempre salvaguardato, e la dignità di ciascuno dovrebbe essere anteposta a tutto».

Bergoglio bacchetta l'Europa. «Chiusure e nazionalismi - la storia lo insegna - portano a conseguenze disastrose. Non si voltino le spalle alla realtà, finisca il continuo rimbalzo di responsabilità, non si deleghi sempre ad altri la questione migratoria, come se a nessuno importasse e fosse solo un inutile peso». E poi la condanna nel voler costruire «muri e fili spinati». Certo, «si comprendono timori e insicurezze, difficoltà e pericoli. Si avvertono stanchezza e frustrazione, acuite dalle crisi economica e pandemica, ma non é alzando barriere che si risolvono i problemi e si migliora la convivenza». Infine la supplica di Bergoglio: «Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà. Questo grande bacino d'acqua, culla di tante civiltà, sembra ora uno specchio di morte.

Non lasciamo - conclude Bergoglio - che il mare nostrum si tramuti in un desolante mare mortuum, che questo luogo di incontro diventi teatro di scontro! Non permettiamo che questo mare dei ricordi si trasformi nel mare della dimenticanza. Il Mediterraneo, che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti, sta diventando un freddo cimitero senza lapidi».

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