Vaticano

"Il Papa mi disse: lascio. Credevo stesse per morire"

Padre Georg: una scelta talmente grave che pensavo non avesse un anno di vita. Lui non è un secondo Celestino V

"Il Papa mi disse: lascio. Credevo stesse per morire"

La data più importante della mia vita è il 12 agosto 1956, quando tredici giorni dopo la mia nascita, nella nostra chiesa parrocchiale di San Leodegario a Riedern am Wald, nell'arcidiocesi di Friburgo ricevetti il Sacramento del battesimo. In seguito, perciò, fu di analoga importanza il 31 maggio 1984 quando l'arcivescovo di Friburgo mi ordinò sacerdote. Ambedue le giornate furono determinanti. Rappresentano i punti di riferimento sacramentale della mia vita. Visto dal di fuori, invece, fu più eclatante il 19 aprile 2005, quando papa Benedetto XVI, poco dopo la sua elezione e ancora nella Cappella Sistina, mi confermò suo segretario particolare, dunque in quell'incarico che svolgevo per il cardinale Joseph Ratzinger già dal marzo 2003.

Poi va ricordato l'11 febbraio 2013. Era il giorno in cui la sera un fulmine si abbatté sulla Cupola di San Pietro, dopo che in mattinata Benedetto XVI da primo papa dopo più di ottocento anni, in modo assolutamente sorprendente, aveva annunciato la rinuncia al suo ministero. Ma qui è necessario distinguere. Io, infatti, non ne ero rimasto sorpreso perché già mesi prima il pontefice, con l'obbligo di mantenere il segreto assoluto mi aveva informato di quel suo proposito che mi aveva profondamente scosso. Aveva maturato quella decisione irrevocabile, così mi disse in una conversazione privata, dopo un'attenta riflessione e nella preghiera di fronte a Dio; e successivamente, l'11 febbraio 2013, di fronte ai cardinali nella Sala del Concistoro, l'aveva motivata con quelle poche righe in latino divenute storiche: «Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrinoPer governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell'animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato».

Per questo, «dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00» rinunciava al ministero di Vescovo di Roma e Successore di San Pietro. La decisione era talmente grave che in quel momento avevo personalmente immaginato un'aspettativa di vita di Benedetto XVI di non più di un anno. Quando perciò il 28 febbraio 2013 lasciammo insieme il Palazzo Apostolico, tutto il mondo fu testimone di come non riuscii a trattenere le lacrime.

Ma da allora sono ormai trascorsi più di nove anni, e nel frattempo il periodo da Papa emerito ha superato la durata dell'ufficio di Summus Pontifex. Così non sorprende che il Papa emerito a esattamente «sette anni, dieci mesi e nuovi giorni» dal passo storico della sua rinuncia fu spesso e aspramente criticato quasi fosse un secondo Celestino V e avesse anche lui «per viltade fatto il gran rifiuto» (...). Altri appartenenti a un campo vasto all'interno della Chiesa hanno fatto al contrario di Benedetto XVI un eroe proprio a motivo della sua rinuncia. Ritengo sbagliate ambedue le opposte posizioni. In ogni caso quel passo resta inaudito. Solo una volta, se non sbaglio, egli fu paragonato all'imperatore Carlo V, il grande erede della Casa d'Asburgo all'inizio dell'epoca moderna, sul cui regno il sole non tramonta mai e che nel 1555 abdicò da imperatore. Ma di imperatori in questo mondo ce ne sono stati già tanti: a Roma, a Bisanzio, in Russia, Cina, Messico, Giappone, a Vienna e per un breve periodo anche a Parigi.

Al contrario, il ministero di Romano Pontefice sino ad oggi è esistito, in teoria e nella pratica, solo al singolare! Perciò non sorprendono i vari tentativi susseguitisi nel corso degli anni di spiegare la sua rinuncia (...).

Sono ormai tanti anni che con il Papa emerito condivido la stessa tavola, lo stesso altare e la preghiera comune. Ciononostante, è affascinante anche per me leggere e sfogliare questo libro per intenditori (...). Questa ricerca è in grado di fornire una risposta convincente? Che il lettore si incammini e poi giudichi egli stesso. Quel che una volta di più mi appare chiaro alla lettura del libro è che il pontificato di Benedetto XVI, al suo inizio e alla sua conclusione, fu una scelta di Dio alla quale egli per due volte ubbidì docilmente.

Il mistero resta.

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