Il Papa salva la vecchiaia e fa l'elogio delle rughe

Francesco condanna i trucchi per mascherare il passare del tempo: «Il meglio viene in fondo»

Il Papa salva la vecchiaia e fa l'elogio delle rughe

Il Cantico delle Creature è il titolo di una poesia di San Francesco d'Assisi, in cui s'innalza la lode a Dio, alla natura e alla vita dell'uomo. È celebrata la bellezza del sole, della luna, delle stelle, dell'acqua e del fuoco, ma anche del perdono nel nome del Signore, perfino della malattia e della sofferenza e della «nostra sorella morte corporale». Non ha celebrato, San Francesco, la bellezza della vecchiaia: se ne è dimenticato? Oppure non la considerava «bella»? Ci ha pensato Papa Francesco, come se si dovesse completare un lungo cammino spirituale.

Nell'udienza generale di ieri nell'aula Paolo VI, il Pontefice ha ripreso questo tema: «La vecchiaia è nobile, ha detto, non ha bisogno di truccarsi per far vedere la propria nobiltà: forse il trucco viene quando manca nobiltà». Il «trucco» è una metafora che interpreta la vecchiaia sia sotto l'aspetto fisico della persona, sia per quanto riguarda il modo in cui si vive il tempo che passa. Truccare significa mascherare e imbrogliare. Si trucca il proprio volto per mascherare i segni della vecchiaia, sperando di imbrogliare chi ci guarda sulla nostra vera età. Una società costruita sulla continua, inarrestabile competizione umilia il naturale scorrere del tempo vissuto dalle persone che sempre più pretendono di essere all'altezza delle sfide più ardue, ma questo modello di esistenza finisce anche per nascondere la qualità estetica del volto che proprio gli anni hanno segnato con l'immagine visibile della saggezza. «La vecchiaia - osserva il Pontefice - conosce definitivamente il senso del tempo e le limitazioni del luogo in cui viviamo la nostra iniziazione. La vecchiaia è saggia per questo, i vecchi sono saggi per questo. Per questo essa è credibile quando invita a rallegrarsi dello scorrere del tempo: non è una minaccia, è una promessa».

Una semplice ruga del volto aiuta a ritrovare lo sguardo della fede. «I vecchi sono una promessa, una testimonianza di promessa. Il meglio deve ancora venire». Questa capacità della persona anziana di guardare oltre le cose effimere e di comprendere la verità del proprio tempo, è descritta da Platone in bellissime pagine del suo libro La Repubblica, in cui si sottolinea che proprio i vecchi, con la loro saggezza vissuta senza finzioni nel trascorrere del tempo, sono i migliori politici, sono coloro ai quali i cittadini dovrebbero affidare le sorti dello Stato.

Papa Francesco non guarda alla politica ma alle opere della fede che proprio nella vecchiaia avvicinano noi e gli altri al regno di Dio, opere che «stanno ormai oltre la potenza delle energie, delle parole, degli slanci della giovinezza e della maturità». Più volte Papa Francesco, nel proprio ideale Cantico delle Creature, loda gli anziani, i nonni e le nonne. Ma quanto è difficile vivere con questa serenità la vecchiaia! Viverla con questo sentimento è un dono, forse una fortuna. Troppe volte proprio la nostra società ci mostra impietosa la solitudine della persona anziana. Dimenticata, considerata inutile, una zavorra per lo scorrere del tempo verso l'avvenire. La vecchiaia perfino un insulto alla bellezza della vita. I vecchi sono storia e tradizione, identità e radici: la loro solitudine è un segno della crudeltà dei nostri tempi, di famiglie sgangherate che espellono i loro anziani perché sono un fastidio.

Un piccolo, semplice fastidio apre un destino di solitudine. Per questo i vecchi non vogliono apparire vecchi: si truccano, si mascherano, sperando che i loro figli non li considerino un peso e non li gettino nella solitudine.

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