Cronache

Il Papa sdogana il sesso: "È un dono di Dio"

Francesco: «Il vero amore è appassionato, non un tabù». Sì alla riforma del Sinodo

Il Papa sdogana il sesso: "È un dono di Dio"

«La sessualità, il sesso, è un dono di Dio». Parola di Papa Francesco che parlando a un gruppo di giovani provenienti da una diocesi francese ha voluto dire la sua, rompendo un grande tabù della vita della Chiesa e dei cattolici. Non a caso il Pontefice argentino ha voluto chiarire: «Niente tabù. È un dono di Dio, un dono che il Signore ci da». Nonostante le reazioni stupite dei ragazzi che lo stavano ascoltando, Bergoglio non ha voluto usare giri di parole ma ha subito chiarito: «Il sesso ha due scopi: amarsi e generare vita. È una passione, è l'amore appassionato». Non c'è sesso senza amore quindi per Francesco, che però, lo ha specificato per non esser frainteso, si riferiva all'amore appassionato esclusivamente tra uomo e donna. Senza eccezioni. Un incontro con le giovani generazioni d'Oltralpe che anticipa un appuntamento importante per il mese di ottobre: il Sinodo sui giovani.

Proprio ieri il Vaticano ha reso noto il testo della nuova costituzione apostolica Episcopalis Communio che prevede un maggiore coinvolgimento dei fedeli da tutte le diocesi. Francesco, in pratica, ufficializza nero su bianco e rende più stabile il coinvolgimento dei laici all'interno del Sinodo dei Vescovi, l'assemblea che il Papa convoca con i rappresentati degli episcopati cattolici di tutto il mondo. Non è un mistero che sotto il pontificato di Bergoglio, i fedeli avevano già un ruolo importante. Con il nuovo documento papale, adesso, tutto diventa ufficiale: «Anche il Sinodo dei vescovi - scrive Papa Francesco - deve sempre più diventare uno strumento privilegiato di ascolto del popolo di Dio. E non va separato dal resto dei fedeli ma al contrario è uno strumento adatto a dare voce all'intero popolo di Dio».

Oltre al coinvolgimento diretto dei fedeli e alla decentralizzazione verso le Chiese particolari, con il documento emerge un'altra grande novità che riguarda il testo conclusivo redatto dall'assise dei vescovi. «Se approvato espressamente dal Romano Pontefice - si legge nella nuova costituzione - il documento finale partecipa del magistero ordinario del successore di Pietro».

In pratica Francesco potenzia l'organismo episcopale prevedendo la possibilità di rendere le sue conclusioni più vincolanti entrando di fatto di diritto nel magistero ordinario papale.

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