Sfidare il monopolio renziano della proposta di governo. Costruire un centrodestra nuovo, rivitalizzato da idee semplici e riconoscibili e da personalità della società civile capaci di risultare credibili a quell'Italia liberale che è ancora maggioranza nel Paese e oggi si rifugia nell'astensione o magari nei 5Stelle per dare un segnale di protesta in attesa di ricominciare ad «aderire» davvero a qualcosa.
Stefano Parisi, muovendosi tra veti e diffidenze, continua a sviluppare il suo progetto di rilancio dell'area liberal-popolare. Il tentativo è quello di lanciare un proposta che possa diventare il motore del rilancio per una intera galassia politica. Una «ristrutturazione» complessiva che abbia Forza Italia come architrave, ma non si esaurisca nel perimetro del partito azzurro riuscendo davvero a ricucire il filo del dialogo con la società civile. Per questo Parisi continua a tenersi lontano dalle polemiche che stanno accompagnando il suo mandato: perché non vuole essere immediatamente assimilato e schiacciato dal meccanismo «politico» delle repliche e controrepliche.
È su queste basi che l'ex direttore generale di Confindustria, dopo la sua vacanza di lavoro tra Alto Lazio e Toscana, riprenderà oggi il suo lavoro milanese in vista della convention programmatica di metà settembre. Il desiderio è quello di definire al meglio una piattaforma di contenuti costruendo al contempo una base forte di contatti e relazioni. Uno spazio di riflessione, quello dell'officina delle idee di questa Leopolda liberale, che punterà anche a far tornare il Sud ad essere a pieno diritto vero tema nazionale. Sud dove, peraltro, il personale politico di Forza Italia - da Mara Carfagna a Stefano Caldoro, da Gianfranco Miccichè a Stefania Prestigiacomo - ha accolto con grande favore la «missione» affidata al manager da Berlusconi.
Nei giorni scorsi, confrontandosi con Stefano Caldoro - che ha con lui un rapporto di vecchia data - Parisi ha condiviso la necessità di guardare in maniera intelligente al Meridione riportando al centro della scena quella spaccatura del Paese che nell'era renziana si è ulteriormente approfondita. Un ragionamento nel quale si va a inserire anche il nuovo articolo 119 della Costituzione che rischia di condannare il Sud attraverso il meccanismo dei costi standard privi del cuscinetto della perequazione territoriale. «Il rischio, in assenza di correttivi e di investimenti» spiega Caldoro «è quello di favorire il proliferare di un ribellismo dannoso alla de Magistris».
Non va dimenticato, poi, che nel 2000 Parisi divenne direttore generale di Confindustria durante la presidenza D'Amato e proprio con quest'ultimo - che potrebbe essere presente alla sua convention - continua a intrattenere un dialogo fruttuoso. Un confronto da cui dovrà nascere una proposta per il Sud che possa coniugare propensione a fare impresa, meritocrazia, ma anche rispetto del diritto ai servizi essenziali.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.