Le facce della politica

Fazzolari, il senatore "spugna" Ecco chi è lo stratega della Meloni

Sul piccolo schermo non si vede mai, eppure Giovanbattista Fazzolari, senatore di Fratelli d’Italia classe 1972, è uno degli uomini più ascoltati dalla Meloni sin dai tempi di Alleanza Nazionale. È lui che ha "studiato" il piano del blocco navale per fermare l’immigrazione clandestina

Fazzolari, il senatore "spugna"  Ecco chi è lo stratega della Meloni

Il nome di Giovanbattista Fazzolari, senatore di Fratelli d'Italia classe 1972, non è uno di quelli di cui si riempiono la bocca i commentatori politici. Le sue apparizioni pubbliche si contano sulle dita di una mano, anche adesso che il partito accarezza il tetto del 20 per cento ed i suoi esponenti si stanno facendo conoscere a suon di botta e riposta nei dibattiti televisivi. Provate però a chiedere di lui a chi milita nel partito da pochi anni come da una vita. Nessuno avrà dubbi: "Giovanbattista – vi diranno – è un grande". Anzi no, "Spugna". Lo chiamano così dalle sue parti.

È la sua innata propensione ad assorbire nozioni che gli è valsa questo appellativo. È una specie di mago delle previsioni e c’è chi sostiene che dietro all’affermazione elettorale del partito guidato da Giorgia Meloni ci sia anche il suo zampino. È probabilmente il solo che sia riuscito a vincere il Fantacalcio della Gazzetta dello Sport senza mai aver visto una partita. "Non sono un tifoso né un appassionato ma la statistica e l’equilibrio dei numeri mi affascinano molto", dice di sé. Attenzione però: non è uno spin doctor rampante di quelli che vanno tanto di moda in questa epoca di ircocervi.

Per capirci qualcosa bisogna mandare indietro (e di parecchio) le lancette. A quando, da figlio di diplomatico, ha imparato a guardare il Paese da più angolazioni: da Francia, Argentina e Turchia, dove ha vissuto buona parte della sua infanzia e adolescenza. È stato allora che ha iniziato a notare qualcosa di bizzarro: "Mentre in me si radicava un forte senso di attaccamento nazionale, mi accorgevo di quanto in Italia questo sentimento fosse flebile e di come non ci fosse un movimento patriottico capace di riaccenderlo".

È questa la scintilla che da diciassettenne lo ha spinto a militare nelle file del movimento universitario missino Fare Fronte e della storica sezione romana di Sommacampagna. Nasce proprio in quegli anni l’intuizione di affiancare all’attività militante in senso stretto l’elaborazione politica anche attraverso un ciclo di pubblicazioni. Una serie di quaderni senza fronzoli. Stampe grezze che passavano di mano in mano, di militante in militante e che sono servite a formare l’attuale classe dirigente con le suggestioni letterarie di John Ronald Reuel Tolkien, Ernst Junger e Yukio Mishima (solo per citarne alcuni). Un’attività che Fazzolari ha continuato negli anni e che si è rafforzata grazie a un’interlocuzione sempre più serrata con Giorgia Meloni.

È lui che l’allora neo eletta presidente dei giovani di Alleanza Nazionale sceglie per curare le tesi congressuali. "Questo schema è durato nell’arco dei decenni e ce lo siamo portati dietro sino ad oggi, perché la Meloni ha avuto la lungimiranza di capire che l’aspetto contenutistico è fondamentale tanto quanto quello elettorale", ricorda Fazzolari. Quando la "ragazza della Garbatella" diventa vicepresidente della Camera, lui è il suo consulente giuridico. Quando arriva la sfida del Ministero della Gioventù è ancora lì, come capo segreteria tecnica.

E adesso? È responsabile del programma politico di Fratelli d’Italia e del gruppo che anima l’Ufficio studi, il cuore pensante del partito. Un incubatore di idee che sforna mensilmente decine di dossier che determinano il posizionamento del partito. È lì che elaborazione e comunicazione fanno sintesi, che politica e marketing si confrontano incessantemente. È il motore che ha impresso al partito la svolta comunicativa ufficializzata in occasione del congresso di Trieste del 2017, anno in cui Fratelli d’Italia si presenta per la prima volta come "movimento dei patrioti".

"È il modo più semplice per raccontare il tema complesso della difesa dell’identità nazionale quale strumento per contrastare l’omologazione mondialista e arginare ogni forma di cedimento di sovranità popolare a indefinite entità sovrannazionali", spiega Fazzolari. Una specie di "grundnorm" da cui deriva una serie di corollari. Come quello del blocco navale, battaglia simbolo di Fratelli d’Italia.

Non si tratta di due parole composte ad arte solo per cercare clamore mediatico, come sostengono i detrattori, bensì il frutto di un accurato studio di fattibilità. "Fratelli d’Italia ha una posizione chiara: in Italia non si entra illegalmente. Gli sbarchi illegali si possono fermare con una missione navale in accordo con le autorità locali che impedisca le partenze. È unicamente una questione di volontà politica", annota il senatore.

"Chi ci accusa di cavalcare il populismo non ha mai specificato quale sia la sua posizione a riguardo. Sul tema dell’immigrazione le uniche tesi populiste sono quelle della sinistra che teorizza una generica apertura senza parlare né di numeri né di come intenda selezionare chi accogliere e chi no". I flussi migratori sono un problema strutturale che non riguarda solo l’Italia. È la grande questione del Ventunesimo secolo. La risposta più ipocrita è fare finta di non vedere. È rifiutarsi di trovare una soluzione. Questo significa non assumersi responsabilità.

"Cosa che invece noi abbiamo fatto in modo dettagliato anche se politicamente sconveniente – racconta Fazzolari – parlando di immigrazione compatibile. Se l’Italia ha bisogno di una quota di migranti, allora abbiamo il diritto di scegliere chi far arrivare. E per noi devono avere la priorità le persone di origine italiana sparse nel modo che sono più di 60 milioni. In Venezuela, dove è in atto un’enorme crisi umanitaria, ad esempio, ci sono 2 milioni di persone che hanno diritto alla cittadinanza italiana, perché non cominciamo da loro accelerando le pratiche di chi ha già fatto domanda?".

Una visione che si è poi tradotta in proposta di legge a prima firma proprio di Fazzolari, anche se in televisione non è stato lui a parlarvene. È schivo più per formazione che per carattere. Non a caso non ama definirsi. Allora bisogna prendere per buone le parole di chi lo conosce bene e lo racconta come una persona valida e preparata che non ama apparire. "A ognuno il suo, io preferisco stare dietro le quinte perché è lì che sono più utile", commenta laconico.

E quando prendiamo spunto da uno dei suoi classici preferiti chiedendogli se il peso dell’anello non inizi a farsi sentire, ci spiazza: "La mia è una generazione che ha iniziato a fare politica a destra in anni difficili e nonostante tutto siamo rimasti uniti, uscire dal solco significherebbe deludere la compagnia".

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