È Milano la nuova capitale dei profughi, stretti in dormitori al collasso, dopo che Svizzera, Francia e Austria hanno bloccato le frontiere, costringendo i migranti a una retromarcia che ha come approdo, a volte definitivo, la Stazione Centrale. E se i milanesi lo sapevano da tempo, adesso se ne accorgono a Londra e in tutta Europa. Prima pagina del Times di ieri, sabato 20 agosto: «Milano diventa il nuovo collo di bottiglia dei migranti». All'interno un lungo articolo e un'immagine dell'ingresso monumentale della Stazione oscurato da una coda di profughi che sembra infinita: «Milano vicina al punto di rottura». L'articolo descrive una città presa d'assedio. «Edifici religiosi, caserme, palestre e persino il memoriale dell'Olocausto sono stati trasformati in dormitori». Così «Milano, la capitale della moda e dell'alta finanza, si sta rapidamente trasformando nel nuovo punto critico dei migranti in Europa». Capita che «milanesi vestiti di tutto punto puntino sulla Stazione aggirando due nord africani che si lavano i piedi in una fontana e un terzo che ha steso sul pavimento il suo tappeto per la preghiera».
Scene a cui Milano assiste da tempo con un senso di dolore e impotenza, stretta tra la paura e la generosità di un volontariato sempre più a corto di mezzi. «I milanesi hanno un'indole molto disposta alla beneficenza» racconta il quotidiano britannico. Ma se in passato solo un migrante su dieci chiedeva asilo in Italia, oggi sette su dieci valutano di restare. Eppure «integrazione e welfare» sono «molto meno efficienti» che altrove», dice impietoso l'articolo.
Il Times parla del timore che altri mille migranti da Ventimiglia e Como
siano pronti a ripiegare su Milano. E riporta dichiarazioni dell'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino che tutto lasciano pensare, tranne che sia pronto un piano d'emergenza: «Se si presenteranno qui, sarà un disastro».
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