Coronavirus

Le parole che svuotano il senso delle regole

La verità è nelle parole che esprimono i concetti: "inasprimento" è la parola introdotta da chi ci governa per indicare l'uso (aggiornato) del Green pass

Le parole che svuotano il senso delle regole

La verità è nelle parole che esprimono i concetti: «inasprimento» è la parola introdotta da chi ci governa per indicare l'uso (aggiornato) del Green pass. Sarà necessario esibire il lasciapassare verde in situazioni che ancora non lo richiedono. Ci tengo a sottolineare, in questo tormentone comunicativo sul Covid, che ritengo fondamentale vaccinarsi e possedere uno strumento di certificazione. Come me, la stragrande maggioranza degli italiani con modestia si affida al giudizio dei medici e alle direttive per rispettarlo. E proprio di questo si tratta. Con tristezza e molta irritazione sento proclamare dalla ministra Lamorgese che non ci sono a disposizione mezzi appropriati per controllare con sistematicità e precisione l'utilizzo del Green pass là dove lei stessa ne ha stabilito la necessità. L'annuncio poteva anche risparmiarselo: già il fatto di dover esibire il lasciapassare non è di per sé entusiasmante, ma adesso ci viene anche detto che i controlli saranno molto parziali. E, in proposito, si usa un'altra parola significativa sulla verità della situazione: «a campione». Che non vuole dire niente, se non una malinconica e irritante testimonianza di impotenza. «A campione» contraddice «inasprimento» che, invece, pretenderebbe un accurato controllo del Green pass.

Le parole «a campione» e «inasprimento», messe insieme, sottolineano una verità che così si enuncia: «Italiani, per favore, fate i bravi e arrangiatevi». E noi, fautori dei vaccini e del Green pass faremo i bravi e ci arrangeremo. Rispetteremo le regole, anzi, se il ristoratore non ci chiedesse il lasciapassare, noi gli ricorderemo il suo dovere di controllore.

Non può venire in mente alla ministra Lamorgese (ovviamente insieme ai suoi colleghi) che lo Stato, se introduce delle regole, deve avere anche gli strumenti per farle rispettare? Le regole sono delle condizioni che vincolano le azioni: dunque, non si possono imporre delle regole fidando nel buon cuore e nell'intelligenza delle persone. Se fosse così, non ci sarebbe bisogno di regole, perché la condotta proba e colta del cittadino seguirebbe la strada della virtù: si chiede semplicemente di fare e si fa.

Ma così non è: allora ci vuole una sorta di reciprocità. Lo Stato impone delle regole che si auspica siano utili al bene comune, e le fa rispettare. Il cittadino intelligente e di buon cuore le rispetta consapevole di vivere in una comunità che ha le sue regole; il cittadino riottoso, che non ne comprende la necessità, deve essere messo nelle condizioni di non trasgredire: obbligarlo al rispetto.

Naturalmente per il bene comune.

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