Cronache

Partenze senza sosta da Libia e Tunisia: diecimila migranti già salpati in tre mesi

Ma la Guardia costiera libica ne ha fermati 4.000. I timori in vista dell'estate

Partenze senza sosta da Libia e Tunisia: diecimila migranti già salpati in tre mesi

Diecimila migranti sono partiti grazie ai trafficanti di uomini da Libia e Tunisia nei primi due mesi e mezzo dell'anno. E sarebbero arrivati tutti se non ci fosse stata la Guardia costiera libica che ne ha intercettati 4114. Alla fine, anche grazie alle Ong sono sbarcati da noi in 6068, fino a ieri. E 3500 sono arrivati dalla Libia. Le navi delle Ong ne hanno soccorsi e recuperati 1500, poco meno della metà, il 43%, portandoli tutti da noi.

La tanto vituperata Guardia costiera libica, che l'Italia del governo Draghi continua ad aiutare come gli esecutivi precedenti, ha riportato indietro da gennaio 4114 migranti. Altrimenti ci saremmo trovati sulle nostre coste oltre 10mila persone entro la fine del primo trimestre dell'anno. In pratica i libici hanno intercettato oltre la metà di tutti quelli che i trafficanti di uomini hanno imbarcato sui gommoni per farli arrivare in Italia. In totale dalle coste libiche sono partiti in 7500.

Numeri che fanno ipotizzare una primavera ed estate di fuoco per gli sbarchi appena il mare si calma e arriva il beltempo. Gli ultimi migranti imbarcati da una nave delle Ong sono 116 intercettati a sole 34 miglia delle coste libiche. Il punto di partenza è il noto hub dei trafficanti ad ovest di Tripoli attorno a Sabrata. Ocean Viking, nave battente bandiera norvegese, della Ong francese Sos Mediterranee era salpata il 10 marzo dal porto di Marsiglia. Adesso si trova a sud di Malta e ha già inviato la quinta richiesta di porto sicuro di sbarco a La Valletta e all'Italia. La novità è che i talebani dell'accoglienza annunciano ancora prima di arrivare in Italia che a bordo «cinque naufraghi sono stati isolati dopo essere risultati positivi al Covid-19» garantendo che «sono scattate le misure di contenimento». E ovviamente ribadendo che «è urgente lo sbarco dei 116 a bordo». A questo si aggiungono i problemi provocati da «vento forte e onde alte». Ovviamente non si sogneranno di tornare a Marsiglia, da dove sono partiti e Malta sbarrerà i suoi porti. Come sempre sarà l'Italia a piegarsi accogliendo i migranti, per di più positivi al virus, che verranno trasferiti su una delle cinque navi quarantena, che costano 1 milione di euro ciascuna. Matteo Orfini, parlamentare del Partito Democratico, si rivolge con forza al governo. «Ancora una volta le navi delle Ong vengono fermate con l'accusa di aver salvato troppe vite. Ancora una volta si ritarda l'assegnazione di un porto - sostiene Orfini - Ancora una volta salvare vite diventa una colpa. Era così con Salvini e con Conte. Presidente Draghi, cambiamo questa linea folle».

Il riferimento «all'accusa di aver salvato troppe vite» riguarda il fermo amministrativo della Sea watch 3 deciso domenica sera dopo un'ispezione a bordo della Guardia costiera. Il 3 marzo i talebani dell'accoglienza tedesca hanno sbarcato ad Augusta 385 migranti. «Ci contestano ancora - dichiara furbescamente la Ong tedesca - di avere soccorso troppe persone. Avremmo dovuto lasciarle morire nell'indifferenza delle autorità, che continuano a non fornire alternative alla nostra presenza in mare?».

La Guardia costiera, però, fa notare che Sea watch 3 «è munita dell'ordinaria certificazione di sicurezza rilasciata dallo stato di bandiera tedesco, quale nave da carico, autorizzata come tale a trasportare un numero di persone non superiore a 22, corrispondente alla composizione dell'equipaggio e dei passeggeri imbarcati per l'esecuzione delle proprie attività commerciali». L'Ong preannunciando che l'avrebbe fatto ha imbarcato un numero 17 volte superiore di migranti fatti partire dai trafficanti dalla Libia. L'ispezione a bordo della nave ha scoperto diverse «deficienze» compresa «la presenza del battello di emergenza asservito ai mezzi collettivi di salvataggio non certificato né conforme ai requisiti tecnici previsti».

Oltre una serie «di ulteriori gravi mancanze per la sicurezza in generale della nave e delle persone a bordo» secondo la Guardia costiera.

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