
La nuova fase delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina si può leggere attraverso l'immagine delle "carte", spesso usata da Trump. Entrambi i contendenti hanno le carte e possono giocarle, per giungere a una tregua, a uno stallo e a uno scontro. Possono esserci accordi temporanei. Ciò che è davvero difficile è la soluzione della questione, attraverso un accordo definitivo. Anche una guerra diretta è poco probabile: commercio e tecnologia sono altri modi, per fortuna meno cruenti, di farsi la guerra in questa fase storica tra le due potenze.
Pechino ha violato la tregua commerciale, per colpire le vulnerabilità industriali degli Stati Uniti e ottenere maggiore leva nei negoziati. La Cina ha voluto mettere sul tavolo sanzioni che potenzialmente affliggono quasi tutto il mondo, realizzando nell'industria ciò che gli Stati Uniti, grazie al dollaro, fanno nei circuiti finanziari.
Per questo, dopo nuove restrizioni degli Stati Uniti sui chip la Cina, attraverso un sistema che rispecchia chiaramente quello utilizzato da Washington dal 2019, ha imposto ampi controlli sulle esportazioni. Le ultime restrizioni richiedono tra l'altro licenze per l'esportazione di tecnologie relative all'estrazione, alla lavorazione e alla produzione di magneti di terre rare, essenziali per elettronica, chip, laser e sistemi d'arma.
Il dominio cinese in quest'ambito è intatto rispetto al primo uso delle terre rare come arma, nel 2010. Pertanto, come ho spesso sottolineato, Pechino scommette, sulla base dell'inefficienza occidentale degli ultimi 15 anni, che anche questa volta gli sforzi di diversificazione siano "tigri di carta". Sta quindi all'Occidente dimostrare, con politiche coerenti che dureranno anni, che la Cina stavolta si sbaglia, altrimenti come è più probabile il primato cinese resterà intatto.
Un altro strumento che la Cina utilizza dal 2018 è il potere politico dell'antitrust. Significa che la presenza nel mercato cinese, per molte aziende che ne sono dipendenti, è una leva per autorizzare o meno le fusioni e acquisizioni. Nello stesso 2018 questo potere aveva colpito uno dei campioni dei chip più dipendenti dalla Cina, Qualcomm, impedendo l'enorme operazione con NXP, ora Pechino è tornata alla carica sempre con Qualcomm sull'acquisizione di una startup israeliana. L'antitrust in questo senso è politico. Non sono multe, più o meno ampie, come negli strumenti spuntati e inadeguati degli europei. È una clava sulle strategie aziendali. Come altra misura ritorsiva, la Cina ha annunciato l'intenzione di imporre una tassa portuale speciale sulle navi di proprietà statunitense, per riflettere le stesse misure annunciate da Trump sulle navi cinesi.
Trump ha reagito a queste novità dichiarando di essere pronto a nuove escalation di dazi, da sommare ai dazi già in vigore. Ha inoltre minacciato di non incontrare Xi Jinping in Corea del Sud, al margine del forum APEC. La Cina si dice pronta a rispondere. Questo botta e risposta può avere anche un valore tattico: mostrare le proprie "carte" prima di una nuova tregua, con tanto di foto e stretta di mano tra i due leader entro l'anno, e poi la visita di Trump in Cina a inizio 2026. Vedremo.
Ciò che conta davvero è capire che la scommessa della Cina rimane la stessa: Pechino ritiene che non ci sarà la reindustrializzazione occidentale su alcune filiere fondamentali. E cioè che i progetti infrastrutturali saranno bloccati da permessi, opposizioni sociali, condizioni di mercato, altri fattori. Così le sue "carte", che altrimenti sarebbero ben più scarse, resisteranno. Mentre le merci cinesi, per ragioni di prezzo e di prodotto, continueranno a essere acquistate nel Sud-est asiatico e in Europa, anche se ci sarà una riduzione dell'interscambio con gli Stati Uniti.
Pechino crede poi che gli interessi delle imprese che vogliono fare soldi con la Cina continueranno a influenzare l'amministrazione Trump.
Imprigionata nella divisione tra falchi e colombe sulla Cina, l'amministrazione statunitense, impaurita anche dalle conseguenze sul consenso interno delle sue azioni, non andrà fino in fondo. La dottrina cinese è sempre America contro America, Occidente contro Occidente. Sta agli altri dimostrare che hanno torto.