Guerra in Ucraina

Partita la prima nave del grano: lo slalom tra mine per Istanbul. Ma il rischio è che resti l'unica

La prima nave carica di grano è salpata dal porto ucraino di Odessa alla volta del Libano ed è attesa a Istanbul in 30 ore di viaggio e di slalom tra le mine in mare

Partita la prima nave del grano: lo slalom tra mine per Istanbul. Ma il rischio è che resti l'unica

La prima nave carica di grano è salpata dal porto ucraino di Odessa alla volta del Libano ed è attesa a Istanbul in 30 ore di viaggio e di slalom tra le mine in mare. La partenza è avvenuta ieri mattina, a quattro giorni dal viaggio in Russia del presidente turco Erdogan, che incontrerà per la seconda volta dall'inizio del conflitto il leader russo Vladimir Putin.

Una nave con un duplice significato, fortissimo: il rispetto di un accordo (che in questa guerra non è poi così scontato) e il segnale della ripresa delle attività per scongiurare la crisi economica. Si tratta del primo passo concreto dopo la firma dell'accordo, siglato lo scorso 22 luglio a Istanbul, da Russia e Ucraina con Turchia e Nazioni unite. Un'intesa raggiunta dopo due mesi di trattative, con il fine di sbloccare decine di milioni di tonnellate di grano, frumento e fertilizzante bloccate nei porti di Odessa, Yuzhni e Chornomorsk.

Il ghiaccio è stato rotto ma la tensione è molto alta. Prima della firma, la delegazione ucraina ha specificato che nessun accordo sarebbe stato firmato con la Russia, ma con Turchia e Nazioni unite, a riprova del fatto Russia e Ucraina, al di là dell'intesa «fuori sacco», non hanno nessuna intenzione di collaborare né di comunicare.

La nave cargo Razoni, battente bandiera della Sierra Leone, ha abbandonato il porto di Odessa dopo il via libera del Centro di Coordinamento congiunto aperto a Istanbul lo scorso mercoledì, dove delegazioni di Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite, cinque per parte, monitorano la rotta attraverso un percorso libero da mine e controllano il rispetto dell'accordo da parte di tutti. Il Centro di fatto sostituisce la scorta delle navi militari. Una condizione imposta da Kiev sin dall'inizio del negoziato, nel timore che la Russia ne potesse approfittare e colpire i porti, sopratutto Odessa. E proprio i ritardi nella partenza potrebbero essere legati alla difficoltà di garantire un passaggio al 100% sicuro ai carichi, nonostante le mine fluttuanti al largo delle coste ucraine, che nei mesi scorsi sono state segnalate fino all'imbocco dello stretto del Bosforo.

L'accordo contiene la garanzia reciproca che non vi saranno attacchi alle navi e non vi saranno operazioni militari durante le operazioni di carico e trasporto. Una garanzia che si scontra con il bombardamento del porto di Odessa, un attacco sferrato dall'esercito russo a 12 ore dalla firma dell'accordo, che ha fatto capire la fragilità delle basi su cui l'intesa si regge. Sono previste tre diverse rotte in uscita dai porti di Odessa, Chornomorsk e Yuzhny che poi convergeranno in un unico tragitto nella rotta verso Istanbul grazie al lavoro del Centro di coordinamento. Le navi fermeranno a Istanbul, da cui proseguiranno il loro viaggio, previo via libera che sarà dato dopo un'ispezione. Anche la Russia ha posto le sue condizioni: le navi in entrata nel Bosforo saranno ispezionate per controllare che non portino armi in Ucraina. Ora si attende l'incontro di venerdì tra Erdogan e Putin. La firma dell'intesa ha acceso nella diplomazia turca la speranza di poter far ripartire un negoziato per il cessate il fuoco. Al contrario, la possibilità che il corridoio del grano nei 120 giorni dell'accordo crolli a causa di una violazione delle parti in conflitto porrebbe la parola fine a ogni speranza turca di mediazione.

Erdogan, che negli ultimi giorni ha mantenuto un profilo basso, evitando di fare proclami sulla partenza delle navi, sembra essere consapevole del fatto che la parte più difficile non è stata giungere alla firma, ma sarà mantenere l'accordo in piedi.

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