Il calo demografico è un pericolo. Indebolisce il Paese. «Fate figli, lo Stato incentiva le famiglie».
Il ritornello è noto da anni, peccato che in Italia ai bla-bla politichesi non seguano i fatti. Anzi, al contrario: lo Stato, con la sua elefantiaca burocrazia, accompagnata da una non comune dabbenaggine legislativa, tanto per cambiare, si mostra regolarmente «nemico» del cittadino. Lo dimostra questa ennesima storia tipicamente italica: una donna ha partorito quattro figli, ma per l'Inps ha diritto ad avere un solo bonus bebè. Già, perché per i nostri strambi burocrati, visto che i bimbi sono gemelli, valgono come fossero uno solo. I gemelli non sono contemplati dal sistema.
La denuncia arriva da una puerpera originaria di Arezzo, ma residente a Bergamo. Il 24 marzo la 39enne, che di nome fa Paola, ha dato alla luce quattro bimbe, un evento decisamente raro: Francesca, Stefania, Marcella e Giulia. Un lieto evento ma anche un costo - è evidente - non trascurabile. A inizio aprile quando ha provato a inviare in via telematica la domanda per beneficiare dell'assegno di natalità si è ritrovata il computer «in panne». Non per colpa di un virus nel computer ma solo perché sembra che l'impianto legislativo non preveda parti gemellari o, come nel suo caso, plurigemellari. Agitalia - associazione che tutela i cittadini nei rapporti con il fisco, la pubblica amministrazione e la sanità - a cui la donna si è rivolta, dopo essersi sentita ribadire il no a quattro bonus dall'Inps, accusa a questo punto lo Stato, giacché la legge 190/2014 e il decreto ministeriale del febbraio 2015 non danno limiti al numero di figli cui può spettare il bonus. Il decreto inserito nella legge di Stabilità, infatti, parla di bonus per «ogni figlio nato o adottato tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017» a condizione che il reddito famigliare non superi i 25mila euro l'anno. L'assegno - erogato per un massimo di 36 mensilità a partire a dal mese di nascita - prevede 80 euro al mese. Dunque? Visto il clamore suscitato dalla notizia, ieri il ministero del Lavoro ha provato a ingranare la retromarcia.
Un solerte portavoce si è infatti affrettato a comunicare - attraverso le colonne on line di Repubblica.it- che «probabilmente si è trattato di un errore tecnico oppure l'informazione ricevuta allo sportello dalla richiedente era incompleta». Chiudendo il caso: «Alla signora in questione spettano quattro bonus».
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