Mondo

Partygate, Johnson ormai sempre più isolato. 15 Tory pronti alla sfiducia, la fronda si allarga

Scandali, fedelissimi che fuggono e consensi in calo: Bojo ora rischia grosso

Partygate, Johnson ormai sempre più isolato. 15 Tory pronti alla sfiducia, la fronda si allarga

Londra. Il parlamentare conservatore Nick Gibb è solo l'ultimo in ordine di tempo ad aver abbandonato Boris Johnson. Il rappresentante di Bognor Regis and Littlehampton, politico di lungo corso che ha servito sotto tre successivi governi conservatori, fra cui quello dello stesso Johnson fino allo scorso settembre, ha ieri annunciato di aver inviato alla leadership del Partito conservatore una lettera di sfiducia nell'operato del primo ministro inglese: i miei elettori sono furiosi per il doppiopesismo del governo durante i mesi di lockdown, ha scritto intervenendo ieri sul Telegraph. Gibb è il tredicesimo parlamentare a essersi pubblicamente esposto contro Johnson ma si ritiene ce ne siano molti altri che si sono già fatti avanti senza dichiararlo: secondo le regole del partito, infatti, il processo di sfiducia è segreto e al raggiungimento di quota 54 lettere scatterebbe in automatico un voto interno sulla leadership e conseguentemente sul governo. Ci sono molte speculazioni attorno al numero di lettere già inviate, l'opinione più diffusa è che oramai non sia più una questione di «se» ma di «quando»: nei prossimi giorni o invece gli oppositori di Johnson cercheranno di aspettare le elezioni amministrative di maggio? La tempistica è fondamentale per i piani di defenestrazione: dovesse Johnson sopravvivere a un voto di sfiducia come fece May a gennaio 2019 - sarebbe poi inattaccabile per un intero anno, secondo quanto stabilito dalle regole interne del partito Tory.

Il fronte parlamentare non è l'unica preoccupazione per Johnson. Giovedì si è dimessa Munira Mirza, sua collaboratrice storica e principale consigliere politico, in contrasto con un intervento di Johnson in parlamento: per difendersi dalle critiche sulle feste a Downing Street durante il lockdown mossegli dal leader labourista Keir Starmer, Johnson lo ha accusato di non essere intervenuto contro il pedofilo Savile nel 2009 quando Starmer era a capo dei pubblici ministeri inglesi. Una notizia falsa, bollata come indecente da Munira che ha invitato, senza successo, il primo ministro a scusarsi: non è troppo tardi per te, mi spiace però che sia troppo tardi per me, ha scritto nella lettera di dimissioni. Come lei, anche il ministro dell'economia e quello della sanità, Sunak e Sajid, hanno criticato le allusioni di Johnson. Una presa di posizione che ha innescato una spaccatura interna all'esecutivo, con i fedelissimi del primo ministro che accusano i due - Sunak è considerato come uno dei possibili successori di Johnson di regicidio.

La situazione politica a Downing Street è sempre più caotica. Se i primi giorni della settimana avevano dato un po' di respiro a Johnson, sopravvissuto alla pubblicazione dell'indagine interna sulle feste durante il lockdown, negli ultimi giorni è tornata la sensazione di un primo ministro in bilico, attaccato da più fronti e sul punto di cadere.

E che pare aver perso la qualità migliore che lo contraddistingueva, la sintonia con l'elettorato delle aree più periferiche del Paese.

Commenti