La polemica sulla doppia cittadinanza per gli altoatesini di lingua tedesca continua a montare e il Cancelliere austriaco corre ai ripari. Dopo che un esponente del partito nazionalista di destra Fpö aveva assicurato a Bolzano davanti a un uditorio di altoatesini di simili vedute che la concessione del passaporto austriaco avrebbe potuto esser fatta «già nel 2018 o al più tardi nel 2019», Sebastian Kurz tira il freno. In una conferenza stampa congiunta tenuta a Vienna con il leader dell'Fpö Heinz-Christian Strache alla vigilia della sua partenza per una missione chiarificatrice a Bruxelles, il Cancelliere ha precisato che la concessione della cittadinanza austriaca ai sudtirolesi «potrà certamente avvenire solo in stretta cooperazione con l'Italia e con il governo a Roma».
Kurz ha insistito sull'«eccellente collegamento con Roma» e ha sostenuto che l'iniziativa che tante polemiche sta suscitando anche a livello europeo (basti ricordare la netta presa di distanze espressa dal presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani) è stata presa «per venire incontro ai desideri dei sudtirolesi che è stato espresso da tutte le parti in Sud Tirolo e soprattutto dal governo provinciale sudtirolese».
La sensazione è che Kurz abbia appena inaugurato una faticosa gestione della sua coalizione di governo con i partner della destra nazionalista, che lo vedrà spesso costretto a «compensare», con dichiarazioni di buon senso europeista, le sparate estremiste di Strache e compagnia. Il tutto sforzandosi dialetticamente di non dispiacere ai suoi eccitabili alleati. Il suo viaggio di ieri sera a Bruxelles, nel corso del quale erano previsti incontri con il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk e con quello della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, andava proprio in questa direzione distensiva e rassicurante. Ed è certamente significativo che Kurz abbia sentito la necessità di includere nella sua scaletta d'incontri anche quello con Antonio Tajani, che avverrà questa mattina alle 8.30.
Mentre il Cancelliere austriaco si sforza di rassicurare, il dibattito prosegue anche in Italia e ovviamente in particolare nella provincia di Bolzano. Il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, che già nei giorni scorsi aveva condannato come destabilizzante anche a livello europea l'iniziativa del nuovo governo austriaco, si è detto soddisfatto della «marcia indietro rispetto alla decisione unilaterale di concedere in massa la cittadinanza austriaca alla comunità di lingua tedesca e ladina dell'Alto Adige».
Il sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi definisce la mossa austriaca «una provocazione politica frutto di un vento nazionalista». La Südtiroler Volkspartei sceglie invece i suoi tipici toni equilibristici. Così per il presidente della provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, «tutto questo allarme anche mediatico è esagerato: stiamo parlando di una dichiarazione di intenti, nulla di più concreto e preciso».
Salvo poi aggiungere che quella dichiarazione d'intenti «trova consenso, ma a condizione che avvenga in uno spirito europeo e che non sia un passo verso la secessione, ma chi lo pensa è oltranzista». E l'europarlamentare dell'Svp Herbert Dorfmann si dice favorevole al progetto austriaco, «ma non in antagonismo con l'Italia, bensì in uno spirito di collaborazione europeo».
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