È un'afosa, caldissima domenica di luglio. Quanto basta per limitare al minimo sindacale la passerella dei politici nel Duomo di Fermo, dove si svolgono le rumorosissime esequie del profugo nigeriano Emmanuel Chidi Namdi. Adagiata in terra su un tappeto, davanti all'altare, la bara di legno chiaro con la salma di Emmanuel. Sopra al feretro, un cuscino di rose rosse e la foto del giovane migrante, sorridente nel giorno in cui don Vinicio Albanesi l'aveva simbolicamente unito in matrimonio con la compagna. In prima fila, l'una accanto all'altra, la presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini e la ministra per le riforme Maria Elena Boschi. La Boldrini tiene a ribadire il concetto: «Ora qualcuno dirà che questa presenza delle istituzioni è una semplice passerella. Figuriamoci. Non venire sarebbe stato peggio e comunque queste considerazioni non ci intimidiscono». Boldrini, che alla vedova Chinyery ha assicurato la vicinanza delle istituzioni «nei modi più appropriati». Nel frattempo la povera donna, vittima di un paio di svenimenti nel corso della cerimonia, è stata medicata dagli uomini del 118 prima di rientrare in chiesa. Chissà se gli saranno state di conforto le parole della rediviva Cecile Kyenge che, in una lettera, la invita a restare in Italia e realizzare qui il sogno di diventare medico. «Anche io sono arrivata in Italia con una grande valigia azzurra, vuota - fa sapere l'ex ministra per l'integrazione -, ma piena del mio sogno di diventare un giorno medico. Come te, se avessi potuto realizzarlo lì, in Congo, sarei rimasta nel mio Paese d'origine. Tu hai diritto a essere felice qui in Italia, ti aiuteremo». Presente in chiesa anche il vicepresidente del Parlamento Europeo David Sassoli: «Oggi siamo qui perché un uomo è stato ucciso per il colore della sua pelle, perché una donna ci ha straziato il cuore, per stare vicino a chi ci ricorda di essere migliori. Siamo qui perché vogliamo ricordare che le crisi che attraversiamo, anche quella dell'Europa, non potranno essere superate se non mettendo al centro il valore dell'essere umano. È inconcepibile che le persone vengano umiliate così in Europa e in Italia nel 2016».
Anche se assente alla cerimonia, l'azzurro Maurizio Gasparri ha voluto dire la sua accusando la Presidente della Camera di avere il paraocchi: «Bene ha fatto il presidente della Camera a recarsi a Fermo. Avrebbe fatto ancora meglio se avesse partecipato ai funerali di una delle vittime italiane uccisa dai terroristi islamici a Dacca. Ottimo sarebbe stato se poi avesse espresso analoghi sentimenti quando l'italiano David Raggi venne ucciso a Terni da alcuni extracomunitari. Il razzismo va combattuto sempre. A Fermo, a Terni, a Dacca. Augurandomi che non ci siano più episodi di violenza, sono comunque certo che la Boldrini dimostrerà la sua sensibilità sempre e non solo in alcune occasioni».
Una cerimonia pubblica, celebrata da monsignor Luigi Conti e costantemente interrotta (italica consuetudine) dagli applausi. Nel corso dell'omelia l'arcivescovo ha tenuto a ribadire che Fermo è una città «ospitale». «Qui non abita il razzismo - ha aggiunto -. Ma il dolore chiede con forza un supplemento di vicinanza, di fraternità e di dialogo. perdona. Alimenta la speranza di chi approda tra di noi. Noi fermani siamo ospitali».
Aggiunge monsignor Vinicio Albanesi, capo della comunità di Capodarco, dove era ospitato Emmanuel: «Anche l'aggressore di Emmanuel è una vittima e se qualcuno lo avesse aiutato a controllare la sua istintività, la sua aggressività avrebbe fatto bene».
Per volontà dei familiari la salma di Immanuel
sarà portata appena possibile in Nigeria. Intanto, questa mattina presso il Tribunale di Fermo, ci sarà l'udienza di convalida per Amedeo Mancini. È accusato di omicidio preterintenzonale, ipotesi avvalorata dall'autopsia.
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