Pasticcio Poste, processi a rischio

Rispediti al tribunale di Milano i fascicoli inviati in Cassazione

Pasticcio Poste, processi a rischio

Milano - Nell'era della rivoluzione telematica, e con buona pace dei proclami ministeriali sulla modernizzazione della giustizia, accade che una quantità di processi rischia di venire rallentata o bloccata per il semplice fatto che le Poste Italiana hanno rispedito al mittente - ovvero gli uffici giudiziari di Milano - centinaia di fascicoli destinati a Roma. Motivo: le buste in cui erano infilati eccedevano gli «standard» che regolano accettazione e inoltro dei plichi. E così lunedì scorso i furgoni delle Poste hanno riconsegnato i carichi in tribunale, lasciando i dirigenti delle cancellerie alle prese con la domanda: e ora che si fa?

A monte dell'inconveniente, c'è la situazione quasi surreale per cui i fascicoli processuali sono ancora fascicoli veri e propri, malloppi di centinaia o migliaia di fogli che si ammucchiano nei vari gradi di giudizio. E che poi, quando devono essere inviati in Cassazione o in altri uffici della Capitale, devono essere fisicamente trasportati da una città all'altra. La Corte d'appello di Milano si è da tempo messa d'accordo con la Polizia penitenziaria: due volte al mese un furgone delle guardie carcerarie parte per Roma carico di faldoni, e ne ritorna con i fascicoli destinati alla restituzione. Ma per tutte le altre carte, provenienti da altri uffici o che non possono aspettare i tempi della «penitenziaria», si usa la posta. I fascicoli viaggiano come normali lettere raccomandate o assicurate, anche se al loro interno ci sono notizie sensibili, che riguardano la privacy dei cittadini. Ma finora non è stata trovata una modalità diversa da questa: faticosa, rischiosa, costosa.

Ma nessuno poteva immaginare che il vero patatrac avvenisse su iniziativa delle Poste, che hanno deciso di trattare i fascicoli giudiziari come delle buste qualunque. E così dal centro di smistamento postale di Roserio, dove passa buona parte della corrispondenza milanese, è arrivato in tribunale un modulo non firmato che segnalava la «anomalia»., ovvero il superamento degli standard.

Le poste, evidentemente, non considerano che i fascicoli processuali hanno uno spessore tale da rendere impossibile infilarli in una normale busta formato A3, e hanno riportato tutti i fascicoli - con le loro storie di drammi grandi e piccoli - a Palazzo di giustizia. Dove l'hanno presa malissimo e si domandano se non si sia davanti a un'interruzione di pubblico servizio.

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