Guerra in Ucraina

Patto di Stabilità in stand-by: la guerra fa paura, l'Italia respira

La Ue teme una recessione e apre allo stop della regola del 3% anche nel 2023. Ma Roma deve stare attenta

Patto di Stabilità in stand-by: la guerra fa paura, l'Italia respira

Il conflitto russo-ucraino ha determinato un'«inversione a u» della politica economica europea. Nel 2022 non sarà avviata nessuna procedura di deficit eccessivo e l'anno prossimo non rientrerà in vigore l'obbligo di ridurre il debito di un ventesimo rispetto alla soglia eccedente il 60% del Pil prevista dal Patto di Stabilità (prescrizione mai applicata; ndr). È quanto hanno annunciato ieri, presentando le linee guida della politica di bilancio, il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, e il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni.

Questa presa di posizione sorprende in positivo. L'Unione europea ha mostrato una capacità di reazione agli eventi avversi come la guerra anche superiore a quella della crisi pandemica. È presto, tuttavia, per affermare che la clausola di salvaguardia sul superamento del tetto del 3% del deficit/Pil causa crisi sarà prorogata anche all'anno prossimo. «La valutazione sarà fatta in primavera», ha sottolineato Dombrovskis perché il conflitto «rende difficile, se non impossibile, valutare l'impatto economico in questa fase». Anche le linee guida per i bilanci pubblici 2023 sono «indicative» e saranno «aggiustate» in concomitanza con la pubblicazione delle previsioni di primavera. Questo non significa che i Paesi ad alto debito come l'Italia potranno spendere a piacimento e, in base alle raccomandazioni pre-pandemia, già dall'anno prossimo Roma sarà richiamata a improntare le proprie politiche alla prudenza sul versante della spesa, tuttavia - se si optasse per un atteggiamento cauto - potrebbe attuarle senza la spada di Damocle della procedura di extra-deficit.

Gentiloni ha ben sintetizzato l'orientamento. «Non ci sarà sostegno straordinario all'economia come non ci sarà una restrizione di bilancio ma resta fondamentale garantire la sostenibilità del debito attraverso un aggiustamento di bilancio e una crescita economica graduali e di elevata qualità», ha specificato l'ex premier. In particolare, ha aggiunto, le strategie di bilancio degli Stati membri dell'Ue dovrebbero essere «differenziate»: quelli ad alto debito pubblico dovrebbero «iniziare un consolidamento nel 2023, limitando la crescita della spesa e promuovendo gli investimenti». Gli Stati con un debito «medio-basso» dovrebbero, invece, assicurare al contempo che la spesa corrente non sia mortificata.

L'invasione russa dell'Ucraina, l'aumento dei prezzi di gas e petrolio e la conseguente corsa dei prezzi (5,8% l'inflazione a febbraio nell'area euro) e le strozzature negli approvvigionamenti delle filiere industriali hanno convinto Bruxelles a non pigiare sull'acceleratore del ritorno al passato, come si prevedeva fino a poche settimane fa. Le nuove misure comunitarie contro il caro-energia dovrebbero essere presentate la settimana prossima: allo studio, tra le varie ipotesi, il ricorso a una maggiore flessibilità sugli aiuti di Stato e la costituzione di un fondo per compensare i rincari subiti da imprese e consumatori. Il Pil 2022 resterà comunque colpito dall'impennata dell'inflazione. Il conflitto «peserà sull'espansione economica ma non la farà deragliare», ha spiegato Gentiloni.

Questo indirizzo è condiviso anche dalla Bce.

«Se l'inflazione attuale è al di sopra del livello target ma le previsioni indicano che l'inflazione scenderà al di sotto del livello target nell'orizzonte di proiezione, un inasprimento della politica in risposta a un'inflazione temporaneamente elevata sarebbe controproducente», ha detto il capo economista Philip Lane rassicurando su una permanenza dei tassi a quota zero.

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