Un uomo di 78 anni morto per «polmonite da legionella». Un'altra signora - anche lei, come nel primo caso, anziana e con un quadro clinico di partenza non ottimale - è ricoverata in gravi condizioni. Il batterio della legionella nell'acqua di Bresso, comune da 26mila abitanti alle porte di Milano, c'è. O meglio: c'era fino a ieri, almeno in quell'area della città dove si trovano le case delle sei persone che ne sono state colpite. Ora i pozzi che servono Bresso sono stati staccati per effettuare una bonifica profonda. «Una «misura precauzionale» spiega Tommaso Bertani, direttore di Amiacque, la società che gestisce il servizio idrico. L'obiettivo è «sanificare tutto con il cloro, in una settimana, dieci giorni al massimo». Il fatto è che dai sei campionamenti effettuati dalla Asl uno è risultato positivo: il batterio, appunto, c'è. Nel frattempo ai cittadini di Bresso da ieri l'acqua arriva dai pozzi di altri comuni limitrofi come Paderno Dugnano, Cormano, Novate milanese. Di per sé la presenza della legionella, spiegano Andrea Conti e Giorgio Ciconari, tecnico e direttore della divisione sanità pubblica dell'Azienda sanitaria, non è un fatto grave: il batterio si può trovare in molte «sorgenti acquatiche», quindi anche nei rubinetti delle nostre case, ma per una persona in salute normale non rappresenta un rischio. L'allarme scatta per i soggetti «immunodepressi», cioè in chi, per altri problemi di salute oppure per l'età avanzata, ha un sistema immunitario più debole del normale. E dunque non in grado di difendersi dal batterio, che si manifesta con febbre alta, tosse, difficoltà nella respirazione. Ecco perché, delle sei persone colpite, tre sono tornate a casa e stanno bene.
In quanto sta accadendo a Bresso restano due elementi anomali. Il primo è la così alta concentrazione di casi in un'arco di tempo tanto ridotto; il secondo è l'aspetto topografico: tutti i cittadini colpiti abitano in un'area dal diametro di solo 500 metri. Un fatto che sembra favorire l'ipotesi per cui il batterio lo abbiano preso a casa loro, magari facendo la doccia (come è stato accertato in un caso) o il bagno perché è dal vapore - e non dall'acqua in sé, che si può bere tranquillamente - che il batterio «colpisce». L'alternativa è che si siano infettate tutte nello stesso luogo, ad esempio in un locale pubblico, ma dalle prime ricostruzioni, fatte anche parlando con i pazienti, questa versione appare improbabile. Il punto dirimente, quindi è individuare con precisione «le fonti» del batterio. La Asl ha già fatto i prelievi sui sei edifici in cui risiedono le persone colpite, i risultati si avranno tra dieci giorni.
Intanto il sindaco di Bresso Ugo Vecchiarelli ribadisce ancora che «l'acqua si può bere senza problemi» e invita a evitare allarmismi: «Sappiamo che è una cosa seria ma stiamo applicando attenzione massima». Negli ultimi sei giorni ha diffuso due comunicati alla cittadinanza, nei quali spiega che la legionella non si trasmette bevendo acqua né utilizzandola per lavare gli alimenti, così come non esiste possibilità di contagio da persona a persona.
E indica una serie di precauzioni utili, come lavare bene i rubinetti, far scorrere l'acqua della doccia prima di bagnarsi, evitare idromassaggio, umidificatori riempiti con l'acqua del rubinetto, vicinanza a impianti d'irrigazione a spruzzo: tutte situazioni in cui il vapore è forte, e se nell'acqua c'è la legionella, ci si può infettare.Twitter @giulianadevivo
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