Pazienti morti in corsia, infermiera killer assolta. "Ora libera, sono felice"

Scarcerata Daniela Poggiali, accusata per i decessi di due anziani: "Il fatto non sussiste"

Pazienti morti in corsia, infermiera killer assolta. "Ora libera, sono felice"

È stata assolta e sarà scarcerata. Ieri si è chiuso il lungo capitolo con la giustizia di Daniela Poggiali, l'ex infermiera dell'ospedale Umberto I di Lugo accusata della morte di Rosa Calderoni, la 78enne la cui vita si era spenta l'8 aprile del 2014 e di quella di Massimo Montanari, il 94enne, ex datore di lavoro del compagno dell'imputata, deceduto il 12 marzo 2014 sempre a Lugo.

Doppia assoluzione della Corte di assise di appello di Bologna che l'ha assolta perché «il fatto non sussiste» nell'appello ter. La sua è una vicenda giudiziaria che va avanti da anni, nonostante la donna, che lavorava in corsia nell'ospedale del Ravennate, si fosse sempre proclamata innocente sostenendo di non aver ucciso i due anziani somministrando loro dosi di potassio. Ma la Ausl Romagna non ci ha mai creduto e si era anche costituita parte civile. Ieri in aula, alla presenza del fratello e della cognata, la Poggiali ha chiesto di parlare, facendo delle dichiarazioni spontanee prima della sesta sentenza. In primo grado, infatti, le era stato dato l'ergastolo, poi due assoluzioni, cassate però dalla Suprema Corte.

Ieri, in 7 minuti, ha ripercorso quanto era accaduto il giorno del decesso di Rosa Calderoni. Ha raccontato che l'anziana era entrata in stato comatoso, che il medico aveva disposto la somministrazione della fiala di konakion e poi tutti gli altri dettagli fino al prelievo da inviare all'emogas analisi. «Sono stata accusata di aver sostituito il prelievo effettuato con quello di un altro paziente - ha aggiunto -. È qualcosa di folle, non è successo, io ho preso il prelievo fatto alla signora Calderoni e quello ho inviato al laboratorio».

Il procuratore generale Luciana Cicerchia, però, alla fine delle dichiarazioni ha confermato la richiesta di ergastolo , ovvero la stessa condanna che la corte d'assise di Ravenna aveva inflitto all'infermiera in primo grado per la morte della 78enne. Poi, in due successivi appelli a Bologna, la Poggiali era stata assolta, ma entrambe le sentenze erano state sconfessate da due Cassazioni a Roma. Invece per la fine dell'altro paziente, Massimo Montanari, in primo grado era stata condannata a 30 anni e messa in carcere.

Secondo l'accusa quella notte lei si era offerta di sostituire una collega nel «giro delle glicemie» ai pazienti del settore, una scusa per riuscire a entrare nella stanza dell'anziano e somministrargli la dose letale, presumibilmente cloruro di potassio.

Omicidio aggravato con premeditazione, secondo il gup di Ravenna, che come movente aveva indicato una minaccia di morte rivolta dalla Poggiali all'uomo, che nel 2009 era il datore di lavoro del suo compagno. L'ex infermiera era stata criticata anche per un selfie che scattato sorridente coi pollici alzati accanto a una paziente appena morta. Ma il procedimento per vilipendio di cadavere era stato subito archiviato, perché nonostante fosse stato un atto di cattivo gusto non sono stati ravvisati illeciti penali nella sua condotta.

Ora è fuori da tutte queste ombre e potrà riprendere la sua esistenza normalmente. «La mia assistita è stata assolta da tutte le accuse perché il fatto non sussiste. Finalmente è stata fatta giustizia, anche se tardiva», commenta il legale, avvocato Gaetano Insolera .

«Sono felice, non

poteva che andare così», ha detto lei ascoltando la sentenza, arrivata dopo 2 ore di camera di consiglio. Ora raggiungerà Forlì, dove era in custodia cautelare per prendere i suoi effetti personali e tornare finalmente libera.

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