Roma - Come restare alla finestra e godersi lo spettacolo. Il Pd sembra il gatto sornione che attende il topo al varco e plaude al Capo dello Stato. Ma vorrà pur dire qualcosa, se proprio il responsabile numero due della situazione in cui ci si dibatte, colui che ha dato il nome alla legge fatta apposta per rendere ardua qualsiasi maggioranza, vale a dire Ettore Rosato, non perda occasione - ogni dì che domineddio manda in terra - per rivendicare la riuscita dell'operazione.
Un'operazione, quella di «ingrippare» il motore della politica, basato su tre presupposti: appunto il folle meccanismo del Rosatellum; la chiusura cocciuta di ogni «forno» verso i grillini fino a quando non saranno ben bene «bolliti» («Non ci stiamo a fare i servi sciocchi», si esalta Rosato); la sponda del Quirinale. La tecnica degli incarichi «esplorativi», alla fine, senza darlo troppo a vedere, toglie alibi, illusioni e porta dritti dritti verso la richiesta a un governo «di tutti», la soluzione più gradita a Renzi e compagni. È esattamente ciò che sta succedendo. Anche il segretario Maurizio Martina lo fa capire senza ombra di dubbio. Una mossa «geniale», viene definita dai piddini, quella del presidente Mattarella di conferire un incarico ben circoscritto e delineato a Elisabetta Casellati che di fatto «solleva» il Pd. Una «mossa del cavallo», esagerano al Nazareno, quasi come non se l'aspettassero. «Con il mandato alla Casellati per verificare le condizioni per una possibile maggioranza di centrodestra - spiega Martina - si pone fine alle ambiguità di questi 45 giorni. Altro che aspettare le Regionali, ora è il momento della verità per chi dopo il 4 marzo ha pensato solo a tatticismi e personalismi...».
Il Pd ha fretta. Rientrare in gara dalla finestra, dopo il disastro nelle urne, è un obbiettivo a portata di mano. Nel ragionamento del segretario, se il tentativo della Casellati andasse a buon fine, «potremmo starcene comodamente all'opposizione, senza la mannaia della responsabilità». Se invece fallisse, ecco riaprirsi la partita con un incarico a Fico per escludere Berlusconi e saggiare la disponibilità del Pd (piacerebbe ai più «aperti» verso M5s, tra i quali, da qualche giorno, viene enumerato anche Martina). Subito dopo, con un governo che allungherebbe la lista di questi anni, con il Pd che torna perno centrale (il miracolo sperato da Renzi).
Così i renziani, sempre ultra-sospettosi, ieri se la sono presa pure con Martina, reo di aver avanzato quei tre punti programmatici assai compatibili con i Cinquestelle. Eccesso di apertura ed «errore» del segretario, dicevano, senza troppi giri di parole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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